Nel tempo oscuro del Covid-19, guanti mascherina e interminabili attese dei drammatici bollettini medici di fine giornata, gli artisti cercano di fare la loro parte. La solidarietà certo è lodevole, ma se i risultati partoriscono le melodie enfatiche di un ex Pooh, gli appiccicosi duetti di Elisa/Paradiso e il massacro in versione trap di un classico di Rino Gaetano… beh, meglio risparmiarcela. Ma ogni regola ha la sua eccezione, anzi folgorazione rappresentata da un cantautore bravo quando schivo come Concato, che utilizza la figura retorica degli umarelli per raccontare il dramma di questi giorni. «Quei signori – spiega – spesso pensionati, che, con le mani rigorosamente intrecciate dietro la schiena, amano trascorrere le giornate osservando e controllando gli operai al lavoro nei cantieri in giro per le città, commentando e, talvolta, elargendo consigli non richiesti». Ecco, questo simbolo di curiosità, lentezza e amore per l’osservazione, suonato da impeccabili jazzisti e interpretati – coup de theatre – in dialetto meneghino dall’autore, in perfetto equilibrio tra delicatezza e ironia è il miglior ritratto del Belpease, disperato e in ginocchio.