Mentre l’Unione africana attende il placet del Consiglio di sicurezza Onu per schierare una forza multinazionale di 7.500 uomini contro Boko Haram, sul terreno il conflitto coinvolge già gli eserciti di almeno quattro paesi: Camerun, Niger, Ciad e ovviamente Nigeria.

Ma se i nigeriani hanno dato prova di stentare nell’arginare l’espansionismo territoriale dei jihadisti negli stati del nord-est, se il Camerun è entrato in azione solo quando i miliziani hanno oltrepassato il confine per attaccare guarnigioni militari e villaggi sul suo territorio, se il Niger sembra voler soprattutto evitare che Boko Haram minacci le miniere di uranio che alimentano l’industria nucleare francese, è il Ciad in questi ultimi giorni a essere protagonista di un’iniziativa decisa e muscolare, sollecitata anche e ancora dai francesi.

N’djamena, che ultimamente ha arricchito le proprie forze aeree con almeno quattro caccia Sukhoi Su-25 «Frogfoot» di fabbricazione sovietica, tre Mig 29 e svariati elicotteri da combattimento (usato sicuro garantito dall’Ucraina) ha trovato l’occasione buona per menare le mani.

Dopo due giorni di raid aerei sulle postazioni di Boko Haram, ieri le truppe di terra motorizzate ammassate tra Camerun e Nigeria hanno attraversato il fiume che segna il confine tra i due paesi e riconquistato la città nigeriana di Gambori, nelle mani dei jihadisti da circa un anno.

Secondo la Bbc e fonti locali dell’agenzia Afp, senza sparare un colpo. Un’analoga operazione aria-terra era stata compiuta la settimana scorsa dai ciadiani (circa 2 mila uomini con base in Camerun) a Malumfatori, altra città nigeriana prossima però ai confini con il Ciad e il Niger.