E’ scontro sulla Bossi-Fini. A chiedere di mettere mano alla legge sull’immigrazione – ma più in generale a tutta la legislazione in materia frutto del ventennio berlusconiano – sono stati ieri numerosi politici del centrosinistra e esponenti di governo. Tutti tranne il ministro degli Interni Alfano che alla Camera – dove è intervenuto per riferire sulla tragedia di Lampedusa – prima ha nuovamente difeso una delle leggi simbolo della Lega accusando chi ne chiede la modifica di fare «polemiche pretestuose mentre ancora si stanno raccogliendo i morti», e poi ha polemizzato con l’Unione europea accusandola di non fare abbastanza per difendere le sue frontiere. Un’accusa subito smentita da Bruxelles: «E’ falso dire che la Commissione Ue non ha fatto nulla. Le richieste ufficiali che le autorità italiane ci hanno fatto sono state di intervenire con le operazioni Frontex, che hanno avuto luogo», ha detto il portavoce della commissaria Ue per gli Affari interni Cecilia Malmstrom.
Quando interviene alla Camera, Alfano è appena tornato da Lampedusa, che il ministro candida a premio Nobel per la Pace. Non tiene conto, il vicepremier, delle parole con cui il sindaco dell’isola Giusy Nicolini ha accusato proprio le leggi sull’immigrazione varate dai precedenti governi Berlusconi di aver avuto un peso in quanto accaduto nel Canale di Sicilia. E il sindaco non ha fatto riferimento solo alla Bossi-Fini, ma anche al reato di clandestinità e a quello di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, che avrebbe scoraggiato tre pescherecci dall’intervenire in aiuto dei migranti quando il barcone era in fiamme. Sembra di vedere l’Alfano che, sempre alla Camera, solo due mesi fa riferiva sul caso Shalabayeva, attento solo ad allontanare da sé ogni responsabilità. E infatti il vicepremier trova più conveniente spostare l’attenzione altrove, verso Bruxelles. «Nella storia non c’è mai stato uno Stato, un’unione di Stati, che non abbia assunto su di sé la responsabilità di proteggere la propria frontiera – dice – Con il semestre europeo porremo con grande attenzione il tema strategico di un’Italia come plancia del Mediterraneo». Parole che, tradotte, non significano altro che la richiesta di misure ancora più dure contro gli immigrati, mascherate con la solita scusa del contrasto al traffico di clandestini. E infatti, Alfano spiega: «Occorre contrastare i mercanti di morte con regole, rapporti bilaterali, convenzioni» che «impongano agli Stati da cui partono una cooperazione con noi per arginare queste partenze, e poi una cooperazione tra le polizie con la supervisione dell’Ue».
Ma a bacchettare Alfano per le sue parole, ci pensa proprio Bruxelles. «L’Europa non è assente, dirlo e pensarlo è una miopia italiana, frutto di politici locali che non sono in grado di dare risposte tempestive al problema, e allora dicono che l’Europa non fa nulla», è la replica piccata del portavoce della Malmstrom.
Martedì il tema dell’immigrazione sarà all’ordine del giorno nella riunione del Consiglio degli Affari interni dell’Unione. Ma intanto è qui in Italia che il dibattito politico si accende. Il primo a parlare è Guglielmo Epifani. «La Bossi-Fini va cambiata – dice il segretario del Pd – perché era fondata sull’idea di paura, noi invece dobbiamo affrontare i temi dal punto di vista del rispetto». E d’accordo con lui sono anche i ministri degli Esteri Bonino e dell’Immigrazione Kyenge e, a sorpresa, delle Infrastrutture Lupi,il leader di Sel Vendola attacca parlando di «leggi fasciste». Ma a smentire Alfano, che continua a ritenere non prioritario il dibattito sulla Boss-Fini, interviene anche il vescovo di Agrigento, monsignor Montenegro: «Qualcosa deve cambiare, in Europa come nel nostro Paese, che ha leggi che devono essere modificate – dice -. La Bossi-Fini ha bisogno di correttivi. Abbiamo tutti quei morti sulle coscienze».
Nel dibattito interviene anche il presidente del Senato, assestando un altro colpo alle leggi razziste della Lega prendendo di mira il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Bisogna evitare – dice Grasso – che qualcuno per non incappare nel reato di favoreggiamento dei clandestini o dello sbarco di clandestini possa evitare di dare soccorso a persone che stanno per morire».