Fare finta di niente. Questo è l’atteggiamento con cui il governo spagnolo del Partido popular (Pp) affronta il dissenso nei confronti della controriforma dell’aborto. Lo si è potuto vedere anche ieri, in una scena tra il patetico e il surreale: mentre il premier Mariano Rajoy sta parlando al congresso della federazione basca del suo partito, fanno irruzione quattro attiviste femministe scandendo slogan per l’aborto legale. Sorpresa, parapiglia, intervento della sicurezza, mentre tutti i delegati si alzano in piedi a gridare: «Sì alla vita». Il leader del Pp, imbarazzato, tace, sorride, e riprende il discorso da dove l’aveva interrotto, parlando d’altro.

Qualunque dirigente politico avrebbe approfittato della circostanza per prendersi un diluvio di applausi di fronte a centinaia di militanti sovraeccitati, rivendicando i presunti benefici della controriforma. Rajoy, invece, non è stato in grado di dire nulla, facendo subito raffreddare gli animi degli scatenati reazionari che riempivano il bellissimo Kursaal di San Sebastián. Un episodio, apparentemente insignificante, che rappresenta chiaramente la debolezza dell’esecutivo conservatore.

Nelle intenzioni del Partido popular, la proposta di legge che porta la firma del ministro della giustizia Alberto Ruiz Gallardón avrebbe dovuto rafforzare il partito presso l’elettorato cattolico e tradizionalista, bacino di voti indispensabile per mantenere il vantaggio sui socialisti del Psoe, tutt’ora piuttosto malandati. E invece, gli ultimi sondaggi sulle europee di maggio fotografano una realtà diversa: in testa è il Psoe (28,1%), avanti di quasi due punti sui populares (26,3%). Molto bene andrebbe Izquierda Unida (14,5%), che sostiene la candidatura di Alexis Tsipras, e anche la formazione laico-liberale centrista Upd (8,1%). La strategia dei conservatori, quindi, si sta rivelando – per fortuna – fallimentare.
Le difficoltà di Rajoy e compagnia si devono anche alle numerose mobilitazioni che da oltre due anni contrastano le politiche governative. Ultima di tali campagne è proprio quella in difesa dell’aborto legale.
E ieri non poteva non essere una giornata-clou, con manifestazioni in tutte le principali città del Paese, dalla Catalogna all’Andalusia, per l’autodeterminazione delle donne. La normativa che l’esecutivo del Pp vuole cancellare fu approvata nel 2010 per iniziativa dell’allora governo socialista: rese libera e gratuita l’interruzione di gravidanza nelle prime 14 settimane, senza necessità di motivazioni. La controriforma consentirà invece l’aborto solo in caso di stupro o se c’è «rischio di danni gravi e duraturi per la salute della donna», ma previo parere favorevole di due medici, che non potranno effettuare l’intervento. Una via crucis appesantita dal fatto che potrà obiettare chiunque: non più solo il medico, ma anche l’impiegato amministrativo dell’ospedale in cui si effettuano aborti.

Il progetto di legge di Gallardón – ex sindaco di Madrid, con l’incredibile fama di «progressista» nel Pp – è stato approvato dal Consiglio dei ministri a dicembre, e attende di essere depositato al Congreso, la Camera spagnola dei deputati. L’iter sarà lungo, e non sono da escludere favorevoli sorprese: qua e là fra i popolari si sono alzate voci dubbiose, e la paura di un tracollo elettorale a maggio comincia a serpeggiare. Sulla carta, tuttavia, l’approvazione dovrebbe essere scontata: il governo dispone di una comoda maggioranza assoluta in parlamento, e lo scorso 11 febbraio fu respinta una mozione delle opposizioni che chiedeva all’esecutivo di lasciare nel cassetto la controversa «riforma».

Ad insidiare la libertà delle donne spagnole purtroppo non c’è solo la proposta di legge antiabortista: più al riparo dal clamore mediatico, potrebbe essere la Corte costituzionale a giocare un brutto scherzo. I «giudici delle leggi», infatti, devono pronunciarsi sulla norma ora in vigore (quella socialista), e la maggioranza di loro è attualmente di orientamento conservatore. È possibile che Mariano Rajoy speri nel «soccorso bianco» dei magistrati «amici», che potrebbero dargli ragione togliendogli le castagne dal fuoco.