Tavolo interlocutorio ieri tra governo e regioni, oggetto il prossimo dpcm che stabilirà le regole anti Covid dal 16 gennaio. Domani il ministro della Salute, Roberto Speranza, illustrerà il pacchetto di misure in parlamento, giovedì mattina nuova videoconferenza con i presidenti per poi chiudere il cerchio e, quindi, emanare il provvedimento. Accantonata la proposta dei tecnici di far scattare la zona rossa ogni 250 contagi per 100mila abitanti a settimana (incentiverebbe i territori a effettuare meno tamponi), dovrebbe invece trovare spazio nel dpcm l’introduzione della zona bianca, attività aperte pur rimanendo il divieto di assembramento, ma solo con un Rt talmente basso da renderla una speranza più che una possibilità imminente.

COPRIFUOCO DALLE 22 alle 5 confermato, si ragiona di bloccare la mobilità tra regioni anche per i territori in fascia gialla, di limitare le visite a casa a due persone (escludendo dal calcolo i minori di 14 anni), di introdurre per bar e ristoranti in fascia gialla lo stop all’asporto dopo le 18 per limitare gli assembramenti fuori dai locali. Nella bozza, al momento, non ci sarebbe la fascia arancione per tutti nei fine settimana. In sostanza, si conferma l’impianto a colori differenziati per i diversi territori (Rt 1 per entrare in zona arancione, Rt 1,25 per la zona rossa). Bocciata la linea di chi, come il campano Vincenzo De Luca (con Lombardia e Friuli Venezia Giulia), chiedeva «una zona arancione nazionale con eventuali strette ma con ristori certi».

Si ragiona però di abbassare la soglia critica del tasso di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto in area medica, fissata ora al 30% e al 40%, per entrare in automatico in zona arancione o rossa in modo da rendere più severa l’attribuzione dei colori. In base all’ultimo monitoraggio, sarebbero 13 le regioni a rischio: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Veneto, Bolzano e Trento per entrambe le voci; Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria, Puglia e Valle d’Aosta per una sola. Infine, con il nuovo dpcm si va verso lo slittamento dell’apertura degli impianti sciistici. «Non mettiamo in contraddizione la questione sanitaria e quella economica – ha commentato Speranza -, la sfida sanitaria è la prima mattonella per poter ricostruire il tessuto economico». Boccia ha poi specificato: «Le attività chiuse saranno ristorate».

I DATI non lasciano tranquilli: ieri ci sono stati 12.532 nuovi positivi al Covid su 91.656 tamponi, il tasso di positività è salito al 13,6%, a fronte del 13,3% di domenica. Le vittime sono state 448, il giorno prima erano state 361. Gli attualmente positivi sono 575.979, in isolamento domiciliare ci sono 549.734 persone. In aumento di 27 unità i pazienti in terapia intensiva, il totale dei pazienti in rianimazione ieri era di 2.642. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari aumentano di 176 unità, portando il totale a 23.603. Le regioni che hanno registrato il maggior numero di positivi sono state Emilia Romagna (1.942), Veneto (1.715), Sicilia (1.587), Lombardia (1.488).

«È stato raggiunto il picco della percentuale dei casi di Covid-19 relativo al periodo pandemico dicembre 2020-gennaio 2021 – ha spiegato ieri il matematico Giovanni Sebastiani (Cnr-Iac) -. Si conferma dunque la frenata del contagio grazie alle misure restrittive di Natale-Epifania. Tuttavia a gennaio ci sono le condizioni più favorevoli per la circolazione del Coronavirus e dell’influenza».

IL QUADRO DEI CONTAGI resta complicato. Se regioni e province sono d’accordo a proseguire sulla via della prudenza, non tutti hanno condiviso le misure proposte dal governo. «Sono contrario al divieto di asporto per ristoranti e bar dopo le 18 – la posizione del governatore ligure Giovanni Toti -. Queste attività rischiano di essere penalizzate ancora di più. Bene invece l’introduzione di una zona bianca». E il presidente dell’Abruzzo, Marco Marsilio: «I criteri per rendere più facile l’accesso alla zona arancione o rossa hanno un senso se sono oggettivi e misurabili. Il tasso di occupazione dei posti letto è quello meno manipolabile. Una nuova stretta sul settore della ristorazione non può essere sostenuta senza nuovi interventi sulla filiera».

IL GOVERNATORE LOMBARDO, Attilio Fontana, ammette: «Ci stiamo avvicinando alla zona rossa, peggioriamo in tutti i parametri. Ho chiesto un criterio uguale per tutti che non insegua la suddivisione in zone». E il veneto Luca Zaia: «Con i colleghi abbiamo solo chiesto che i dati siano uniformi. C’è chi vuole il lockdown, chi la zona gialla, chi le scuole aperte e chi le vuole chiuse, ma ci vuole un punto di sintesi scientifico. Non ci può essere dibattito su tutto».

PIANO PANDEMICO 2021-23, da ieri c’è la bozza dopo le polemiche legate al suo mancato rinnovo dal 2006 ad oggi e l’inchiesta della procura di Brescia in corso. Elaborata dal dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, sarà sottoposta alle regioni. Scegliere chi curare privilegiando, in caso di risorse insufficienti, i pazienti che potranno trarre maggiori benefici dalla terapie; garantire una risposta veloce, con un sistema capace di mobilitarsi per aumentare in poco tempo posti in terapia intensiva e produzione di dispositivi di protezione; scorte di farmaci, vaccini e formazione continua dei medici sono alcuni dei punti chiave.

L’ASPETTO ETICO però ha subito accesso la discussione. Dal ministero ieri sottolineavano: «È solo una bozza informale condivisa con i soggetti interessati, destinata a raccogliere indicazioni e modifiche». Il tema al centro del dibattito è la scelta di chi curare. Gli operatori sanitari, si legge, «sono sempre obbligati, anche durante la crisi, a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili. Tuttavia, quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio». Matteo Renzi non si è fatto sfuggire l’occasione per fare polemica con il governo su un tasto sensibile: «Se ci sono poche risorse, prendiamo il Mes».

Le strategie operative da mettere in campo sono al centro del piano: garantire mascherine e Dispositivi di protezione, effettuare esercitazioni ma anche elaborare la catena di comando (chi fa che cosa) e provvedere a piattaforme «per il rapido sviluppo di farmaci antivirali antiinfluenzali e vaccini pandemici contro virus influenzali aviari che si dimostrino in grado di passare all’uomo».