Forse è tardi. Di sicuro, il calcio mondiale non sarà più lo stesso dopo le ultime furiose settimane di mercato, con un flusso incontrollato di yuan in direzione Premier League, Serie A e altri tornei europei. Ma i cinesi del pallone hanno innestato la retromarcia. Dalla limitazione degli stranieri nelle rose dei club della Chinese Super League (cinque in totale, solo tre in campo), alle disposizioni per assicurare la presenza – due nell’organico, almeno uno in campo dall’avvio di gara – degli under 23 nazionali, sino alle restrizioni sui maxi stipendi assicurati – un salary cap sul modello della Major League Soccer – alla fila di calciatori saliti sull’aereo per l’Oriente.

Una serie di passaggi a livello posti ai club ad appena sei settimane dal via al campionato. Insomma, la Chinese Football Association – su indicazione del governo, che finanzia il piano da 850 miliardi di dollari per far decollare il football nel Paese, per renderlo primo sport nazionale – si è resa conto di aver alimentato un movimento incontrollabile, con riflessi negli altri angoli del mondo. Quindi, Tevez, Witsel, Oscar, pagati quattro-cinque volte rispetto al reale valore di mercato, resterebbero le ultime follie dei club cinesi? Certo, la priorità – governativa – resta mettere la Cina sulla mappa del calcio con l’obiettivo di vedersi assegnare l’organizzazione di una fase finale dei Mondiali. E poi di vincerlo, entro i prossimi 20 anni.

Ma ora ci sono esigenze da conciliare, umori da ricomporre. Come quello della Fifa e delle altre istituzioni calcistiche che non avranno digerito la corsa alle spese pazze con effetto domino da un miliardo di dollari (per gli investimenti su cartellini e ingaggi dei calciatori). E anche il governo cinese pare aver apprezzato poco l’idea della Cina come albero della cuccagna per calciatori e allenatori. Ma andranno pesate le situazioni di alcuni club, come lo Shanghai Sipg che si trova in rosa con sei-sette stranieri tra cui il brasiliano Hulk) pagati con vagonate di yuan. E solo tre di questi potranno essere schierati in campo.

Oppure il Tianjin Quanjian allenato da Fabio Cannavaro che tratta per 40 milioni di euro Nikola Kalinic, punta della Fiorentina ma allo stesso tempo è seduta ad altri tavoli, con assegni pronti per Karim Benzema del Real Madrid e per Diego Costa, attaccante del Chelsea, che si è visto offrire 25 milioni di euro per i prossimi tre anni, con 94 milioni di euro per Roman Abramovich, il proprietario dei Blues. Come si scende da un treno in corsa?