L’argomento principale sul quale le destre hanno costruito il loro radicamento sociale e gran parte del loro consenso è indubbiamente l’immigrazione. Per riequilibrare il loro forte investimento su questo terreno, servono forze politiche democratiche che, in maniera altrettanto determinata, investano sui diritti e sui fondamenti della nostra Costituzione.
È utile quindi provare a ragionare su quali proposte avanzare in quest’ambito per un’alternativa praticabile.

La prima cosa da fare è abolire la legge Bossi Fini, che ha reso gli stranieri presenti in Italia più deboli socialmente e ricattabili, nonché i due recenti “decreti sicurezza” di stampo salviniano, ripristinando così il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie e ristabilendo la centralità dei comuni nelle politiche d’accoglienza (Sprar).

L’esperienza di questi anni consiglierebbe inoltre di partire dagli errori commessi durante l’esperienza del centro sinistra, troppo spesso rivendicati con orgoglio da alcuni suoi esponenti, per cercare di non ripeterli e per individuare le priorità sulle quali investire.

La chiusura di Mare Nostrum, per mancanza di coraggio, è stato un errore grave. L’Italia dovrebbe promuovere un programma europeo di ricerca e salvataggio in mare, con la conseguente ripartizione dei naufraghi salvati con gli altri Paesi dell’Ue disponibili, anche promuovendo la riforma del regolamento Dublino, già votata dall’Europarlamento.

Le politiche di esternalizzazione delle frontiere, con la firma da parte dell’Ue, dell’accordo con la Turchia, così come quello con le milizie libiche siglato da Minniti, rappresentano una pagina vergognosa per l’Ue e l’Italia, da cancellare al più presto. Allo stesso modo il ricorso ai Fondi fiduciari per l’Africa (avviati con il summit de La Valletta), sottratti alle risorse destinate alla cooperazione internazionale e destinate a fermare i flussi migratori anche a costo, in alcuni casi, di finanziare terribili dittature e regimi antidemocratici, è da interrompere immediatamente.

È necessario fermare la criminalizzazione della solidarietà (avviata con il Codice Minniti), riconoscendo il ruolo centrale delle ong.

Va abrogata la legge 46 del 2017 (cd. Orlando-Minniti), la prima legge dal dopo guerra ad oggi che cancella le garanzie giurisdizionali per una categoria sociale tra le più deboli, ovvero i richiedenti asilo.

Infine la mancata approvazione della legge sullo ius soli, lasciata colpevolmente ferma al Senato per più di due anni, dopo che era già sta approvata alla Camera, andrebbe sanata al più presto.

Questo cambio di direzione, andrebbe consolidato con alcune scelte urgenti che diano un segnale politico chiaro di alternativa all’esperienza di governo più razzista della storia repubblicana appena conclusa, per una gestione giusta ed efficace dell’ingresso e del soggiorno degli stranieri.

Garantire canali d’accesso legale con: quote per lavoro a tempo indeterminato e ricerca di lavoro attraverso il decreto flussi; corridoi umanitari (con numeri molto più ampi), finora gestiti e pagati da organizzazioni religiose, gestiti dagli Stati, con risorse e procedure pubbliche; politiche di reinsediamento dei rifugiati, quantitativamente rilevanti, in un quadro di ripartizione europea. Predisporre infine una procedura stabile di regolarizzazione personalizzata, laddove ci siano le condizioni per il rilascio di un permesso di soggiorno.

In definitiva si tratta di abbandonare le politiche proibizioniste e la retorica pubblica anti immigrazione, che ha fatto la fortuna della destra xenofoba, per dedicarsi a governarne i processi, a proporre un’idea di società giusta e solidale.

La paura di sbagliare e di perdere consensi, ha, di fatto, spalancato la porta al governo della destra: quando gli elettori hanno dovuto scegliere tra l’originale e la copia, come sempre, hanno preferito l’originale. È arrivato il momento di prenderne atto e provare a cambiare: seppelliamo la stagione del razzismo provando a inaugurare quella dei diritti.