È morto ieri a 83 anni Yurii Luzhkov che fu ininterrottamente sindaco di Mosca dal 1992 al 2010. Vladimir Putin, nel porgere le condoglianze ha parlato di una persona dalle «qualità straordinarie» e lo ha definito un «vero sindaco», nonché un «politico brillante e coraggioso». Omaggio postumo per un uomo temuto persino dallo «Zar» quando al vertice del successo pensò per qualche tempo di scendere in campo per conquistare la presidenza della Federazione. Luzhkov ha rappresentato il volto tecnocratico della transizione dall’Urss alla Russia.

Moscovita, classe 1936, salì sull’ascensore sociale della sua generazione: “direttore rosso”, membro del Pcus, deputato al Soviet Supremo. Il partito lo abbandona all’ultimo, dopo il tragicomico tentativo di putsch dell’agosto 1991, ma entra nelle grazie di Eltsin e viene eletto sindaco di Mosca già nel 1992. Guiderà per quasi 2 decenni la città. Prima nella fase “Chicago style” quando nelle vie di Mosca le bande criminali si affrontano kalashnikov alla mano per il controllo del mercato dei narcotici e della prostituzione e la Moscova riluceva dei neon dei mille casinò e poi nei primi anni del millennio quando sotto il pugno di ferro di Putin, Mosca diventerà la megalopoli ordinata, austera ed elegante che è ancora oggi.

Sono anche gli anni della crescente gentrificazione del centro della capitale dove interi settori della vecchia Mosca popolare ed operaia sono spinti fuori dall’area del kolzò (il ring della circonvallazione di Mosca che segnava il confine nel dopoguerra tra centro e periferia) prima verso quartieri dormitorio come Zelengrad e poi ancora più in là verso anonimi e distanti caseggiati serviti solo da micro-autobus e anonimi centri commerciali. Gli anni di un’architettura urbana che riprende i temi pomposi del neoclassicismo staliniano assieme ai mirabolanti grattacieli della City di Mosca, simbolo di una Russia greve e post-moderna. Nel 2009-2010 quando vengono aperti diversi procedimenti penali contro alcuni funzionari della capitale come Alexander Ryabinin e Vladimir Makarov a lui vicinissimi, la stella di Luzhkov ha già iniziato la sua parabola discendente. Sostituito alla guida della città da Sergey Sobyanin, astro nascente di Russia unita, proverà a essere rieletto alla Duma senza successo nel 2016. Un’umiliazione per il “Grande Yurii” che aveva tenuto in pugno per un’intera epoca la capitale dell’impero.