Francesca Longo, giornalista e scrittrice triestina, collaboratrice de “il manifesto”, è morta a 58 anni, stroncata da un male incurabile. Con il romanzo «Come ti sequestro la prof” (E.L. edizioni) aveva vinto la quarta edizione del Premio Nazionale “Città di Bella” per la sezione narrativa, per la fascia d’età 13 -16 anni. Come giornalista aveva collaborato da free lance con tante testate quotidiane, oltre che per il manifesto, suo giornale politico di riferimento per quasi venti anni, anche per Liberazione, Il Sole 24 Ore, Il Gazzettino, lavorando anche per l’agenzia Ansa e scrivendo testi per la radio, la televisione e producendo cortometraggi.
Come scrittrice, ricorda il sito «Trieste All News» aveva pubblicato per Baldini, Castoldi & Dalai «Come sopravvivere con un’adolescente in casa», «Mamma sei sempre una sòla», «Mia madre che non vuole invecchiare», «Non gioco più», libri che l’avevano fatta conoscere al grande pubblico.

Aveva scritto inoltre la “Storia della Venezia Giulia (1918-1998)», sugli eventi del confine orientale con Matteo Moder – anche lui collaboratore storico de “il manifesto” da Trieste de – il compagno di una vita, oltre a istant book, romanzi, saggi per altre case editrici. In una intervista di qualche tempo a chi le chiedeva perché scrivesse, rispondeva:  «Perché non so stirare e qualcosa devo fare anch’io. Prossimamente mi dedicherò esclusivamente alla cucina (sono un’ottima cuoca), ma è un mestiere che ho imparato tardi, alle soglie dei 50 anni. Scrivere era l’unica cosa che mi veniva benino sin da piccola. E poi scrivere significa pensare e ripensare, leggersi e rileggersi e, alla fine, approfondire sul serio le cose che pensi. O che sogni».

Negli ultimi tempi aveva raccontato con il suo stile ironico e diretto, la sua malattia su Facebook. Ecco dal social network – ricorda sempre il sito «Trieste All News» – dove i tanti amici le stanno lasciando un ultimo saluto, come Francesca Longo si presentava al mondo: «Nacque e a soli dieci mesi cominciò a parlare, senza smettere mai. Le viene rinfacciato ancora che la prima parola fu ‘acua’ e non ‘mamma’, ma nessuno le aveva detto che esisteva il vino.

Dopo brevi soggiorni a Roma, Catania, Torino, Udine, Trieste, Milano a 12 anni ritornò a Udine dove trascorse la gioventù (che le verrà riscattata ai fini della pensione). A 26 anni si sposò a Trieste, fece due figlie, lavorò in banca (non senza aver prima esperito le gioie dell’insegnamento e agenzia viaggi) e scomparve». «Rinacque nel 1993 con un divorzio e si scoprì prima scrittrice e poi giornalista. Ma soprattutto sempre e solo madre e figlia ora nonna. Dedita al fumo attivo e all’alcool graduato (dalla birra al vino, ha abbandonato i superalcolici) sta arrivando ai 56 anni accompagnata da Matteo Moder (l’inquilino moroso che ormai non è più moroso, ma resta inquilino) una cagna e tre gatti».

«È comunista e colleziona reperti archeologici come quadri di Tito o di Lenin, nonchè di Stalin. Vorrebbe ridere, ma l’unico che riesce sul serio a farla sbellicare ormai è Monti e il suo governo, netto segnale della fine della sinistra italiana».