L’arroganza di Trump sdogana nuovi attacchi alla libertà femminile. Nello Stato del Texas, il Senato ha varato due leggi che rendono più difficile la scelta di interrompere la gravidanza. Tra le norme più odiose c’è quella che consente di fatto ai medici di mentire ai genitori sulle eventuali malformazioni del feto. La disposizione – denominata «Bill 25» – impedisce anche di far causa al dottore che abbia omesso di dare alle donne in gravidanza informazioni essenziali come quelle riguardanti possibili disabilità del nascituro.

UNA SECONDA legge obbliga i medici a constatare la morte del feto prima di rimuoverlo. Redatti e presentati dai repubblicani, i due testi sono stati approvati a larga maggioranza, suscitando grandi proteste, in Texas e in tutti gli Stati uniti. I due testi sono stati elaborati e presentati dai repubblicani e sono passati a larga maggioranza, scatenando non solo in Texas ma in tutti gli Stati Uniti le proteste da parte delle associazioni per i diritti delle donne. Nel clima reazionario, che avanza come uno schiacciasassi sui diritti delle donne al ritmo di Trump, il voto potrebbe fare cattiva scuola ed essere preso a modello per altri Stati a maggioranza conservatrice.

LA «BILL 25» è un’aberrazione giuridica senza precedenti, che calpesta un diritto costituzionale come quello dell’aborto, la deontologia del personale medico e il rapporto di fiducia con il paziente. «È inaccettabile che i medici siano penalizzati e corrano il rischio di essere portati in tribunale per aver difeso il sacrosanto diritto alla vita», ha sostenuto invece il promotore della legge, il senatore Brandon Creighton.

DURANTE la campagna elettorale, Trump ha usato la questione dell’aborto come arma contro la sua avversaria Hillary Clinton, diventata simbolo della «decadenza dei costumi». Una volta eletto, ha nominato come vicepresidente Mike Pence, un feroce avversario dell’interruzione di gravidanza che ha firmato, in quanto governatore dell’Indiana, una legge per impedire alle donne di abortire in caso di anomalia cromosomica del feto. E che, inoltre, ha ridotto i fondi del Planned Prenthood per rimborsare la contraccezione.

SECONDO i sondaggi, la maggioranza dei cittadini è ancora a favore del diritto all’aborto e le donne, il 21 gennaio scorso, hanno dato una dimostrazione di forza, scendendo in piazza in oltre 3 milioni, accompagnate da manifestazioni in tutto il mondo (ripetutesi, poi, l’8 marzo con lo Sciopero globale delle donne). Il giorno dopo della manifestazione, però, Trump ha voluto dare un segnale forte alla sua più bieca compagine, prendendo di petto la libertà femminile. Ha subito firmato un decreto che proibisce di erogare fondi alle ong nordamericane o internazionali che offrono servizi sanitari – compresi quelli di prevenzione, contraccezione e interruzione di gravidanza volontaria – oltrefrontiera.

E SONO in molti a temere che l’attacco potrebbe arrivare fino alla storica sentenza della Corte suprema «Roe contro Wade» che, dal 1973, protegge a livello costituzionale l’interruzione di gravidanza. La Corte suprema, ormai totalmente a destra, potrebbe rimettere in causa il diritto, già gravemente minato dalle decisioni di alcuni Stati che hanno votato leggi particolarmente restrittive. Pochi giorni prima dell’insediamento di Trump, il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, aveva affermato: «La sentenza Roe contro Wade viola la costituzione».