È il fattore «ambiente» il grande punto di domanda dopo l’accordo Mittal-sindacati su Ilva. E i miglioramenti al piano Ambientale, che dovevano essere in allegato al verbale siglato giovedì, non sono ancora definiti.
Il tema è assai delicato soprattutto in ottica M5s a Taranto. Le proteste contro l’accordo da parte degli ambientalisti sono proseguite anche ieri dopo che giovedì sera la parlamentare Rosalba De Giorgi è stata duramente contestata al sit-in, tanto da doversi allontanare. Il M5s infatti aveva fatto il pieno alle elezioni promettendo la chiusura dell’acciaieria, storica battaglia del comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti».

CONSCIO DELLA PROMESSA non mantenuta, Di Maio aveva accompagnato le parole di giubilo per «il miglior accordo possibile» con l’annuncio di «una legge speciale per Taranto perché c’è già tanto da fare».
Oggi il vicepremier sarà in Puglia e, seppur non vada a Taranto, non si escludono contestazioni per lui. Alla Fiera del Levante di Bari poi incontrerà il presidente delle Regione Michele Emiliano. L’esponente Pd aveva appoggiato l’azione di Di Maio ma non si è sbilanciato sull’accordo e non ha ancora ritirato il ricorso al Tar contro il Decreto Gentiloni sulle prescrizioni ambientali per Taranto. «Senza garanzie sulla salute dei miei concittadini io non darò mai il mio assenso al piano ambientale. Taranto deve sapere che il presidente della Regione non farà un passo indietro per nessun motivo», aveva detto giovedì. «Il governo – ha proseguito – aveva due alternative: o l’Ilva si chiudeva, e a quel punto noi avevamo chiesto garanzie per l’occupazione delle 20mila persone», ma «siccome abbiamo capito che il governo ha deciso di lasciarla aperta, rimane che noi abbiamo chiesto come garanzia al governo la decarbonizzazione, quindi la non ricostruzione dell’altoforno 5 (il più grande, ndr) a carbone e la sostituzione con due forni elettrici a gas o idrogeno», ricordando che «sia io che Di Maio avevamo detto che il piano ambientale era deludente, e direi insufficiente». A tal proposito ieri non era ancora stato reso pubblico il parere dell’Avvocatura sull’«eccesso di potere» per la mancanza di rilanci nella gara, promesso invece dal ministro e invocato dall’ex ministro (e «colpevole» dell’addebito) Carlo Calenda.

LA VERSIONE NON UFFICIALE e non definitiva dell’Addendum al piano Ambientale concordata da Mittal con il ministero guidato da Sergio Costa prevede miglioramenti in parecchi settori. Il principale riguarda l’accelerazione della copertura dei parchi minerari – i cui residui spazzati dal vento provocano la chiusura delle scuole nel quartiere Tamburi. Fissata dall’ultimo Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 (governo Gentiloni, ministri Galletti e Calenda) ad aprile 2021, viene promessa invece da Mittal «entro l’ultimo trimestre 2019» con «19 mesi di anticipo» e sei in meno rispetto all’ultima versione. Il tutto con la fissazione di penali in caso di ritardi e con i relativi fondi che andranno a rimpinguare lo stesso Piano ambientale.

ALTRI OBIETTIVI INTERMEDI vengono accelerati sulle prescrizioni ambientali su «raccolta e trattamento delle acque piovane» e «reflue». C’è poi l’impegno a «cooperare attivamente con Arpa Puglia e Asl per la Valutazione del danno sanitario».

Sul piano più strettamente produttivo, Mittal si impegna ad «una riduzione delle emissioni specifiche di CO2 per tonnellata di acciaio liquido prodotta del 15 per cento rispetto alle emissioni del 2017». Fissata anche la – già conosciuta – promessa a non eccedere gli 8 milioni di tonnellate annue a meno di mantenere gli stessi livelli di emissione di CO2 o «con volumi produttivi addizionali con produzioni a basso utilizzo di carbone», come quelle «a gas naturale», da sempre sponsorizzate da Michele Emiliano.

Infine si elencano una serie di finanziamenti per la città di Taranto: 10 milioni per il Centro di Ricerca, «da 500mila euro ad 1 milione» per «supporto ad iniziative didattiche su scienza, tecnologia e ingegneria», «alle strutture sanitarie locali», «sviluppo di opportunità imprenditoriali su economia circolare e green economy».

SE NEL M5S LE PROTESTE sono forti, non va meglio nel Pd. Il segretario Maurizio Martina ha dovuto rispondere all’ex ministro Calenda che lamentava di essere stato lasciato solo su Ilva e aveva criticato la visita di Martina ai cancelli di Taranto «senza dir nulla»: «Sono andato per difendere il lavoro di Calenda», ha risposto piccato.