A sostenere la campagna elettorale di Valeria Valente per la conquista del comune di Napoli è arrivato quasi tutto il governo, da Matteo Renzi in giù. Il premier potrebbe persino tornare la prossima settimana. Ma ieri mattina al cinema Filangieri l’appuntamento era riservato al Pd locale: una chiamata alle armi dopo le polemiche delle primarie, i malumori per le candidature dei presidenti di municipalità e l’imbarazzo per l’alleanza con i verdiniani di Ala. La sala da 150 posti è rimasta mezza vuota. Sul palco c’erano i segretari provinciale e regionale, in platea mancavano i candidati, in giro per le circoscrizioni. C’era la pattuglia dei parlamentari dem: Gennaro Migliore, Leonardo Impegno, Marco Di Lello, Enzo Amendola e Rosaria Capacchione, quella a cui (insieme a Roberto Saviano) il senatore di Ala Vincenzo D’Anna vorrebbe togliere la scorta.

Valente mette in fila tutti i disservizi della città e promette un nuovo impegno del governo. «Abbiamo recuperato terreno – assicura -, arriviamo al ballottaggio e vinciamo. I voti li chiederò agli elettori di tutti gli schieramenti, non è più tempo di ideologie». Ma il tema da affrontare è l’alleanza con i verdiniani, decisa a Roma con il suo avallo: «In questi anni sono stati fatti accordi non a viso aperto – spiega -. Noi abbiamo deciso di farli in modo trasparente, portiamo loro sul nostro terreno, noi dettiamo le regole». Eppure il suo capocorrente in Rifare l’Italia, Matteo Orfini, l’accordo con Ala a Roma non l’ha voluto. «Siamo quelli che stanno con Saviano e Capacchione – conclude -. Nelle nostre liste non c’è un solo indagato. Se dietro qualcuno ci sono voti che non ci piacciono diciamo subito che quei voti non li vogliamo ora, né dialogheremo domani». Il riferimento è ai casi di candidati con parenti legati ai clan nelle file di Ala. Resta il dato politico di una coalizione sbilanciata a destra, con molti ex Forza Italia.

Altro tema di giornata è Antonio Bassolino. Lo sconfitto alle primarie affonda i suoi colpi via social. L’ultimo venerdì: «Bisognava pensarci cento volte e non fare il grave errore di una piena alleanza che offende una storia politica e una battaglia civile. È difficile prendere da Ala contemporaneamente le distanze e i voti». Valente aveva replicato su facebook: «Caro Antonio, adesso basta. Per cinque lunghi anni non è mancato giorno in cui non ci fosse un tuo post che denunciasse de Magistris. Cosa ti è successo da qualche mese a questa parte? Continui ad attaccare solo il Pd sulla storia delle alleanze».

Ieri la candidata ha deciso di non tornarci su. L’ha fatto invece la segretaria regionale, Assunta Tartaglione: «Sbaglia chi critica, pontifica o mina l’unità del partito denigrando la nostra candidata. Il Pd vuole riconquistare Palazzo San Giacomo con lei, e chi non lo vuole forse non vuole più essere parte dei militanti e degli iscritti al Pd».

Nel pomeriggio è arrivata la replica dal fronte bassoliniano: «Cara Valente, basta lo diciamo noi, ma soprattutto lo dicono i nostri elettori, delusi e arrabbiati, con i quali proviamo a tenere aperto un dialogo» scrivono i parlamentari Luisa Bossa, Anna Maria Carloni, Giorgio Piccolo, Michela Rostan, l’europarlamentare Massimo Paolucci e il consigliere regionale Antonio Marciano. «Chi non è d’accordo con le alleanze avallate da te – proseguono – deve restare a casa? Oppure, sulla base di una critica politica chiara, continuare a chiedere il voto per quegli uomini e quelle donne del Pd che rappresentano un punto di vista alternativo all’alleanza con Verdini e soci non decisa da nessun organismo di partito?». Poi l’affondo: «Cosa deve ancora succedere per capire che, attaccando Bassolino, si spingono tanti nostri elettori verso l’astensionismo?».

Venerdì è arrivato a Napoli il deputato renziano, membro della segreteria nazionale, Ernesto Carbone per dare una mano nell’ultima settimana di campagna elettorale. Ieri era già ripartito per Roma, non prima però di aver raccolto informazioni sul partito. Non ancora una prova generale di commissariamento, ma comunque una missione esplorativa del Nazareno. La sua assenza ieri è stata salutata con un “ciaone”, come lo stesso Carbone liquidò il referendum di aprile sulle trivellazioni.