Se questa è una ripresa. La Commissione europea sparge ottimismo, come altrimenti non potrebbe essere: il voto del 25 maggio è alle porte, e si deve dimostrare che l’austerità fa bene all’economia del Vecchio continente. E quindi Siim Kallas, vicepresidente dell’esecutivo comunitario, annuncia che «la ripresa si sta consolidando: assistiamo a una riduzione dei disavanzi e al rilancio degli investimenti e, soprattutto, emergono i primi segni di un miglioramento della situazione occupazionale. Gli sforzi profusi dagli Stati membri e dall’Ue stessa nel proseguire sulla strada delle riforme stanno dando i loro frutti». Lo ha dichiarato ieri nella conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche che Bruxelles diffonde ogni sei mesi: quegli appuntamenti nei quali interveniva il ben più famoso Olli Rehn, attualmente «in aspettativa» per motivi elettorali, essendo candidato nelle liste dei liberali in Finlandia.

Fra i dati principali su cui si fonda la soddisfazione della Commssione, una crescita del PIL reale che dovrebbe segnare l’1,6% nell’UE e l’1,2% nella zona euro nel 2014, e un calo della disoccupazione sia nell’eurozona che nell’Unione a 28: la quota dei senza lavoro dovrebbe diventare, rispettivamente, del 11,8% e del 10,5%, con un ulteriore lieve calo nel 2015. Previsioni «buone» anche sul fronte dei conti pubblici: complessivamente, il rapporto deficit/pil di tutta la Ue si attesterà al 2,5%, mentre il debito salirà lievemente quest’anno (arrivando all’89,5% del pil), per poi scendere nel prossimo. L’inflazione dovrebbe rimanere contenuta, sia nell’Ue (1,0% nel 2014 e 1,5% nel 2015) che nella zona euro (0,8% e 1,2%): e con i rischi di deflazione che si corrono, non è detto che sia una buona notizia.

[do action=”citazione”]Francia: nonostante i tagli di 50 miliardi, il deficit sarà al 3% nel 2015[/do]

Disaggregando i numeri, emergono più chiaramente i problemi. La cura dell’austerità non ha guarito i «malati» del Sud Europa, e non certo per la mancanza di «riforme», da quelle del mercato del lavoro alle privatizzazioni o alle cosiddette razionalizzazioni delle spese. Secondo le previsioni della Commissione, ad esempio, non sono in vista miglioramenti sostanziali sul fronte dei conti pubblici o della disoccupazione in Spagna, uno dei grandi Paesi della «periferia in crisi»: il rapporto debito/pil sfonderà il tetto del 100% e i senza lavoro resteranno quest’anno il 25,5% della popolazione attiva. Difficile, con questi dati, sostenere, come ha fatto il vicepresidente dell’esecutivo Ue, che le politiche neoliberali stiano dando buoni risultati.

[do action=”citazione”]Spagna: non cresce l’occupazione, il debito sfonderà il 100% sul Pil[/do]

E il quadro è a tinte fosche anche per il nostro Paese. Crescita allo 0,6% nel 2014 e all’1,2% nel 2015, inferiore a quella prevista dal governo nel Documento di programmazione economica. E ciò che fa molto male sono anche i numeri sulla disoccupazione, che aumenterà quest’anno al 12,8%: un dato peggiore di quello fornito dall’Istat. Bruxelles suona anche il campanello d’allarme sul debito, che crescerà al 135%. L’Italia resta dunque sorvegliata speciale, anche se il giudizio definitivo (e vincolante, stando alla governance Ue) sulla nostra economia sarà quello di inizio giugno, quando la commissione dirà la propria sulle politiche dell’esecuitvo Renzi. Dagli 80 euro in più nelle buste paga fino ai 25mila euro alla spending review. Per il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, nessun problema: «andiamo nella giusta direzione». Secondo l’inquilino di via XX settembre, la Commissione Ue «conferma che le misure del governo sono giuste».