Il segretario di Stato Usa Kerry è arrivato a Kiev, portando i fiori a piazza Majdan e la promessa di aiuti. Gli Stati Uniti, ha annunciato la Casa Bianca, forniranno un pacchetto finanziario nel settore dell’energia da un miliardo di dollari (926 milioni di euro)al nuovo governo di Kiev, salutato animosamente dal segretario di Stato, pronto a immortalarsi mano nelle mani del neo premier Yatseniuk, fortemente voluto dagli Usa, specie dalla Nuland, autrice della celebre gaffe telefonica, «fanculo la Ue» e il neo preidente Turhynov. L’arrivo di Kerry è contemporaneo alla conferenza stampa di Putin, vera novità di giornata.
La situazione in Ucraina, sia sponda occidentale, Kiev, sia sponda orientale e Crimea non sembra mutata dal punto di vista militare. Si va verso un allentamento della tensione, suffragato dalle parole del presidente russo e dalla possibilità che ora le trattative abbiano la meglio. Non a caso, secondo quanto affermato da una nota del premier voluto da Majdan, Yatseniuk, sarebbero partiti i primi timidi contatti tra mosca e Kiev. Anche perché la Russia ha aumentato il costo del gas e chiede indietro i soldi: lo sconto del 30% che era stato concesso al Paese adesso è stato cancellato e da aprile l’Ucraina dovrà nuovamente pagare 400 dollari per mille metri cubi di gas, anzichè 268.5 dollari.
Non mancano i potenziali motivi di tensione: nella serata di ieri, secondo quanto comunicato dall’agenzia Interfax, truppe russe avrebbero fatto irruzione in una struttura militare di difesa aerea ucraina vicino a Ievpatoria, nella Crimea occidentale. Secondo il portavoce dell’unità militare attaccata, gli ucraini avrebbero cercato di fermare i soldati russi, ma circa 150 di loro hanno «sfondato le difese e fatto irruzione». Nel frattempo, secondo quanto affermato dal presidente del parlamento di Crimea Vladimir Kostantivov, il referendum sullo status della Crimea verterà sull’allargamento della sua autonomia, escludendo l’ipotesi di «cambiamenti nell’ integrità territoriale ucraina».
In una intervista al giornale locale Krimskaya Pravda, Konstantinov non ha escluso che sarà oggetto del referendum anche il progetto per una nuova costituzione della Crimea. E ieri, il premier della Crimea, Serghiei Akseniev si è spinto anche più in là: il referendum potrebbe essere anticipato e la Crimea potrebbe anche ragionare circa la formazione di un proprio esercito.
Sul fronte diplomatico, ieri è stata la giornata di Kerry e di Putin. Il segretario di Stato americano ha dato seguito a quanto detto da Obama, provando a stringere nell’angolo la Russia di Putin. Gli Stati Uniti «non cercano il confronto con la Russia», ha detto, specificando che «le pretese russe non sono supportate da un singolo elemento credibile di evidenza» e ha aggiunto che «se la Russia vuole aiutare i russi in Ucraina, noi li aiuteremo, ma la Russia potrebbe collaborare in tal senso anche con il legittimo governo ucraino». Con l’invasione della Crimea, ha insistito Kerry, la Russia rischia l’isolamento diplomatico, economico e politico. Quanto ai soldati presenti in Crimea, che secondo Putin non sarebbero soldati dell’esercito russo, Kerry avrebbe risposto con una risata.
Meno sorridente è apparso Putin, forte anche del comunicato congiunto con Pechino, sebbene non totalmente allineata. In Ucraina «c’è stato un colpo di stato», ha specificato Putin, che da un lato ha scaricato Yanukovich, ma dall’altro ha ribadito l’intervento armato come estrema ratio. Il presidente russo si è espresso anche contro eventuali sanzioni anti Russia: «Coloro che valutano la possibilità di sanzioni nei confronti della Russia – ha detto Putin nel corso della conferenza stampa – dovrebbero pensare alle conseguenze che potrebbero provocare. Tutte le minacce contro la Russia sono controproducenti».
I mercati, dopo i tonfi dei giorni scorsi, sembrano apprezzare il rasserenamento, almeno parziale, della crisi, suffragate dall’ordine di Putin che ha chiesto il termine dell’esercitazione militare nei distretti centrale e occidentale del Paese, anche ai confini con l’Ucraina. La borsa a Mosca è «rimbalzata» come si dice in gergo fino al 5 percento, mentre sono date in recupero le azioni delle principali società russe, da Gazprom (+9,5%) a Rosneft (+3,2%), da Vtb (+6,6%), da Sberbank (+7,4%).