E mentre gli «acampados» continuano a far parlare di sé – ieri l’incontro con il ministro Maurizio Lupi – il fronte sindacale è agitato dal mini-sciopero di 4 ore da svolgere entro novembre. Il premier Enrico Letta ha accusato i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil di essere stati «precipitosi», e ieri sono arrivate le repliche. Intanto la Fiom, che per la tregua siglata con la Cgil in questa fase non critica apertamente la confederazione, nelle 4 ore ci sta stretta (anche perché i consensi rischiano di migrare verso chi in piazza si accampa), e quindi ribadisce che la protesta indetta «è solo l’inizio».

Piccato, per primo, a Letta ha risposto il vispo Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, che pure all’interno del suo sindacato ha dei «dissidenti»: ma non a sinistra, addirittura a destra. La Cisl lombarda ha annunciato che per ora «congelerà» lo sciopero, in attesa che arrivino news dal Parlamento (dove ci si aspettano modifiche: ma non si sa con quali risorse). Bonanni minimizza, e spiega che «ogni regione si organizza come meglio ritiene», aggiungendo che era «contrarissimo allo sciopero generale» e attribuendosi il merito di aver «portato» le alleate Cgil e Uil «a una posizione unitaria molto, molto più responsabile».

A Letta, Bonanni spiega che Cgil, Cisl e Uil «non sono state precipitose»: «È che ci aspettavamo – continua – che la discussione sulla spesa avvenisse con sindacati ed enti locali, mentre al contrario ha vinto di nuovo il partito della spesa pubblica».

Risposta sugli stessi toni anche dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso: «Mi risulta che la legge di Stabilità sia stata presentata in Senato. Inizia il suo iter e non capisco dove sia la precipitazione – replica al premier – Il presidente Letta sa bene che noi abbiamo una piattaforma unitaria da lungo tempo e abbiamo sottoscritto con Confindustria alcune priorità. Le nostre proposte sono note, le inseriremo anche in un volantino che andrà ovunque in Italia in programmazione dello sciopero. Ovviamente se il governo ritiene di fare un incontro noi siamo sempre disponibili».

Chi non si fida del passaggio alle Camere è Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: «Temiamo molto il passaggio in Parlamento, perché pensiamo che la peggioreranno», ha detto ieri. Al termine di un incontro tenuto ieri a Bolzano con la Confindustria tedesca, Squinzi ha aggiunto che «tutto dipende da come sarà la legge»: sulle possibilità di una ripresa, «non sappiamo perché non conosciamo la versione finale che uscirà dal Parlamento». «Nella versione che ci è stata presentata – ha ribadito il leader degli industriali – non riteniamo che sia sufficiente a far ripartire la crescita nel nostro Paese». Squinzi aveva chiesto almeno 10 miliardi per il cuneo, a fronte dei 2,6 stanziati.