Una beffarda coincidenza ha voluto che proprio ieri Amazon avesse in programma un incontro con il governo. Il giorno dopo la tempesta sul brevetto del braccialetto per i lavoratori, il «vice president european operations» della multinazionale di Jeff Bezos che risponde al nome di Roy Perticucci avrebbe preferito passarlo da un’altra parte invece che a Roma.

L’invito – non convocazione, perché Amazon, come Ryanair, gode ancora di un regime a parte che non contempla l’essere convocato dal governo – era arrivato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ed era figlio delle lamentele del prefetto di Piacenza. Il 20 dicembre l’azienda non si era presentata all’incontro convocato al palazzo del governo piacentino per discutere con i sindacati la situazione del sito di Castel San Giovanni, il più grande d’Italia, dove era arrivato il primo storico sciopero il 24 novembre in concomitanza con il fatidico Black Friday, il giorno di sconti per antonomasia.

I lavoratori protestavano perché da mesi chiedono all’azienda una trattativa per un contratto integrativo che tuteli la salute e dopo quel «Non ci presentiamo perché c’è troppa pressione» i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs avevano annunciato altre due ore di sciopero.

Lo sgarbo istituzionale aveva indispettito il prefetto che aveva allertato il governo. La campagna elettorale aveva fatto il resto: il rinnovato ed estemporaneo interesse del Pd per i lavoratori aveva portato la sottosegretaria alla presidenza del consiglio Paola De Micheli – piacentina – ad abbandonare per un attimo l’incarico di commissario per il terromoto per incontrare i sindacati e spuntare l’appuntamento di ieri mattina alla dirigenza europea di Amazon. Naturalmente promettendo l’assenza dei sindacati dal tavolo.

Per evitare «pressione» l’orario non era stato reso pubblico e dunque Perticucci e gli altri tre manager Amazon sono potuti entrare e uscire dal ministero del lavoro di via Veneto senza dare nell’occhio. Hanno comunque preso precauzioni perfino per attraversare la strada. Lì gli aspettava infatti Carlo Calenda che – nonostante c’entri poco con la faccenda (non c’è alcun stato di crisi in atto) non ha perso l’occasione di incontrare anch’esso la delegazione Amazon con la scusa di farsi spiegare i fantasmagorici «investimenti previsti in Italia» dalla multinazionale della logistica.

La novità dell’incontro risiede comunque nel livello della delegazione. Finora la trattativa di Castel San Giovanni si era intavolata con i manager dello stabilimento: mai si era mosso il vertice europeo. Nell’ora e dieci di colloquio con Poletti e De Micheli, l’italo americano Perticucci parlando un buon italiano ha dato «disponibilità a riprendere il confronto con le organizzazioni sindacali a livello territoriale», come recita il comunicato del ministero del Lavoro. Il quale «anche attraverso il Prefetto di Piacenza, continuerà a lavorare per supportare questo dialogo». Nessuna data prevista, ma De Micheli conta che sia a breve.

Meno ottimisti sono i sindacati. Che sanno benissimo come la politica di Amazon in tutto il mondo sia esplicitamente «No unionize»: niente sindacati, si tratta solo con i lavoratori uno a uno. Quelli di Piacenza sarebbero dunque i primi a invertire la tendenza e primi in Europa ad incontrare Perticucci. Un bel sogno sul quale è d’obbligo l’uso del condizionale. «Accogliamo con favore, se sarà confermata, la disponibilità di riaprire il confronto che può essere, per l’azienda, un’opportunità per innescare un cambiamento culturale, a partire dall’Italia, per avviare una nuova stagionE», commenta Massimo Mensi della Filcams Cgil nazionale.