Si chiamano Ramadhan, Topista, Justine, Katongole, Matovu e Jordan. Sono dei bambini tra i 3 e gli 11 anni e sono stati i primi ricoverati di Entebbe, il nuovo Centro di chirurgia pediatrica che Emergency ha aperto in Uganda, sulle sponde del lago Vittoria. Le sale operatorie si sono aperte il 19 agosto 2021 e da allora i piccoli pazienti operati sono stati più di 100.

L’UGANDA E’ UNO DEI PAESI PIU’ POVERI e giovani del mondo: dei suoi circa 44 milioni di abitanti, il 50 % ha meno di 15 anni, mentre il 41,7% vive sotto la soglia di povertà, ovvero con meno di 2 dollari al giorno. Inoltre ospita più di un milione di rifugiati provenienti soprattutto da Sud Sudan e dal Congo: molto più di quanto abbiano fatto la maggior parte dei più ricchi paesi europei.

LA MORTALITA’ INFANTILE è altissima, 49 morti su 1000 casi, e la mancanza di adeguati trattamenti chirurgici ne è il più delle volte la causa. La struttura che Emergency ha fatto sorgere in una situazione del genere ha del miracoloso: 9.700 metri quadri, tre sale operatorie, 72 posti letto, di cui sei di terapia intensiva e sedici di terapia sub-intensiva, una sala di osservazione e stabilizzazione, sei ambulatori, una radiologia, un laboratorio con banca del sangue, una Tac, farmacia, amministrazione, servizi ausiliari, foresteria per i pazienti stranieri, area di accoglienza ed educazione sanitaria e una area gioco esterna.

LO STAFF E’ COMPOSTO DA 385 addetti, di cui 179 personale sanitario, tra chirurghi, pediatri, anestesisti, fisioterapisti, infermieri, farmacisti e tecnici. L’ospedale si avvale per la maggior parte di professionisti locali, che sono 80% circa del totale, il resto sono di provenienza internazionale. E’ il marchio di Emergency: medicina gratuita e di eccellenza.

EMBEDDE VUOLE DIVENTARE il riferimento di tutti i bambini bisognosi di cure del continente: verrà infatti programmato il trasferimento di pazienti anche da altri paesi e contribuirà alla formazione di specialisti. Ma la straordinarietà della nuova impresa di Emergency non si ferma qui: la nuova struttura è anche un modello di sostenibilità e di bellezza. Una vera e propria filosofia intrisa di pragmatismo e buon senso messi in pratica fin dalla scelta del luogo: 1200 metri di altitudine, una quota che unita alla brezza del lago tiene al riparo dallo smog e contiene il caldo, pur trovandosi vicino all’equatore, fatto che permette di utilizzare al massimo l’energia solare.

IL RISPARMIO E LA VALORIZZAZIONE delle risorse locali ha guidato la scelta delle tecniche costruttive e dei materiali, per questo sono serviti anni di studio e di prove per realizzare una serie di misure che lo hanno reso un esempio di economia circolare e sostenibilità energetica. Per i muri è stata adottata l’antica tradizione della terra cruda, rivisitata e trasformata in una tecnica all’avanguardia grazie ad un articolato lavoro di sperimentazione che ne ha aumentato di 10 volte la resistenza meccanica. L’ospedale si regge interamente su un materiale naturale, che facilita la termoregolazione, disponibile localmente e gratuito. Straordinaria l’efficienza energetica raggiunta: il Centro è agganciato alla rete elettrica nazionale, e ha un suo impianto da circa 2.500 pannelli fotovoltaici, quasi 3.000 metri quadri di superficie, per sfruttare le medie da dodici ore di luce e sette di sole al giorno costanti per tutto l’anno.

IL FABBISOGNO COMPLESSIVO dell’ospedale è al massimo di 750 KW, con i pannelli durante il giorno se ne ricava fino a un terzo. Un surplus energetico fondamentale per mantenere gli ambienti salubri, le temperature e i ricambi d’aria corretti in tutte le aree. L’impianto fotovoltaico si integra con una delle caratteristiche più visibili dell’ospedale: i suoi due tetti. Quello più alto è di copertura e regge i circa 2.500 pannelli, che hanno una doppia funzione: catturano l’energia e provvedono a fare ombra, contribuendo alla regolazione termica dell’edificio. Il tetto inferiore invece è in zintek, una lega di zinco, titanio e rame, tra i due c’è uno spazio variabile tra i due e i sei metri, che funge da zona di manutenzione.

E POI CI SONO GLI ALBERI, LA CUI PRESENZA è un altro tratto distintivo delle strutture di Emergency. Sono stati allevati e stati piantati con ostinazione (in Uganda non ci sono vivai) 350 alberi di oltre venti specie diverse, visibili da tutte le grandi finestre delle camere dei pazienti, irrigate con l’acqua piovana di recupero dai tetti. Un’altra delle soluzioni di risparmio ideata dall’ufficio tecnico.

DENTRO IL MAGNIFICO RISULTATO di un lavoro di studio e collaborazione durato anni non si fatica a scorgere lo zampino di Renzo Piano. Il suo Building Workshop ha portato avanti l’idea della terra cruda, mentre nell’eleganza delle forme dell’ospedale emerge quell’idea di bellezza come resistenza che l’architetto genovese condivide con Gino Strada e che «non è ideologica ma pratica, concreta e umana».