Subito dopo l’onda dei Pride arriva l’ondata gayfriendly di Forza Italia. Il giorno dopo il sì ufficiale alle unioni civili da parte di Silvio Berlusconi, dopo gli anni dell’omofobia guascona («Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay», «I gay sono tutti dall’altra parte»), i suoi si accodano con entusiasmo liberatorio, purché non si parli di matrimoni né di adozioni per le coppie gay. Malumori invece in casa alfaniana. Carlo Giovanardi annuncia battaglia. Così Eugenia Roccella. «Berlusconi cede alla tentazione della subalternità culturale alla sinistra».
Ora la parola passa alla commissione giustizia di Montecitorio, dove la relatrice dem Monica Cirinnà ha già pronto il testo che da giovedì andrà in discussione. La svolta forzista non l’ha sorpresa: «Avevamo capito che qualcosa stava cambiando nell’atteggiamento di Forza Italia. Faremo uno sforzo per tenere presente le istanze di tutti».

Le associazioni dei diritti, che puntano ai matrimoni ma hanno preso bene la svolta forzista, chiedono di passare dalle parole ai fatti. Se fosse solo una mossa per mettere in difficoltà Alfano sarebbe «il solito, disgustoso balletto sulle nostre ormai consumate ossa», spiega Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia.

Ma a Montecitorio c’è chi fa notare una ragione precisa per cui l’ex Cavaliere andrà avanti. La legge infatti regola le unioni civili fra persone dello stesso sesso; ma anche, al Titolo II, le convivenze. Come quella fra lui e la fidanzata Francesca Pascale, guardacaso fan dei diritti e neotesserata Arcigay. E visto che boati di palazzo (Grazioli) giurano che i figli del presidente sono contrari ad un terzo matrimonio del padre, con questo provvedimento la relazione con Pascale potrebbe avere una sua definizione formale, cosa a cui lei tiene, come ha dichiarato al Giornale di famiglia. Insomma, Berlusconi la vede un po’ come una legge ad personam. Che stavolta, per la prima volta, tornerebbe utile a tutti.