Cercare un senso nei dati del bollettino giornaliero della protezione civile è sempre più difficile. In quello di ieri, la cifra dei morti è 969, mai così tanti dall’inizio dell’epidemia. Il totale fa 9134. I nuovi casi positivi sono poco meno di seimila, un centinaio meno di ieri. Così il totale arriva a 86 mila casi, più di quelli registrati in Cina ma meno degli Usa, che ne hanno quasi centomila. A comunicare le cifre del giorno è stato il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri.

Il numero dei nuovi contagi in Lombardia è ancora molto elevato. In 24h sono stati riconosciuti 2400 casi positivi, un centinaio in meno del giorno precedente, e ben 541 morti contro i 387 di giovedì. Dati così altalenanti si prestano a ogni lettura. Il governatore Attilio Fontana, che l’altroieri si era detto “preoccupato”, ha cambiato decisamente umore: “penso che stia per iniziare la discesa”, ha detto con ottimismo. “Un altro aspetto positivo” ha aggiunto “è il dato dei movimenti della popolazione: dall’analisi delle celle telefoniche si è accertato come la percentuale di spostamenti si è ulteriormente ridotta dell’1 per cento rispetto a ieri e del 7 per cento complessivo rispetto alla scorsa settimana”.

L’aumento dei tamponi ufficialmente si spiega con una nuova strategia: “negli ultimi giorni anche chi ha solo un sintomo, o febbre, o raffreddore o tosse, può essere sottoposto a test”, ha detto Fontana. Ma questa affermazione è contraddetta dai racconti dei medici raccolti dal Manifesto, che smentiscono che si possa avere il tampone prima di essere ricoverati. E il governatore si è smentito da solo in mattinata, quando in una trasmissione televisiva ha ammesso che fare più tamponi di così non è alla portata del sistema sanitario lombardo: “la nostra capacità giornaliera massima è di 5 mila tamponi”, un tetto già toccato da tempo.

A dimostrare definitivamente che i numeri della Lombardia non hanno più alcun valore ci ha pensato il comune di Bergamo, che ha diffuso i dati sui morti registrati all’anagrafe: 457 solo nel mese di marzo non ancora concluso. Nei mesi precedenti erano poco sopra il centinaio. Oltre trecento morti in più, dunque, verosimilmente attribuibili al COVID-19. È un numero del tutto incompatibile con quello epidemiologico ufficiale, cioè gli 800 casi positivi registrati a Bergamo finora. Significa che il contagio è oltremodo sottostimato.

Le fluttuazioni statistiche vanno messe in conto quando si monitora un fenomeno complesso come un’epidemia. Ma appare sempre più chiaro che l’incapacità di rilevare i dati li rende praticamente inutilizzabili. Peccato che siano l’unico strumento che ha il governo per prendere decisioni fondamentali e per la cittadinanza di valutarle e, nel caso, opporvisi. La loro affidabilità oggi è una questione democratica di prima importanza.

Per ora le decisioni sono però scontate: è inevitabile il prolungamento oltre il mese di aprile delle misure di contenimento, ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli nella conferenza stampa dell’Iss. “Dovremo immaginare alcuni mesi in cui adottare misure attente, ha aggiunto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro – per evitare una ripresa della curva epidemica”.

Accelerare coi tamponi non sarebbe impossibile. A Varese si sta provando una nuova tecnica in grado di abbassare da quattro ore a  settanta minuti il tempo necessario per eseguire il test. La si sperimenta all’Ospedale di Circolo in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia. Per ora è un test locale. Se funziona sarà esteso ad altri ospedali.

Ciò che sicuramente non sta cambiando è il gran numero di medici che perdono la vita mentre cercano di salvare quella degli altri. Il conto è arrivato a 51, con un tributo pesante di pediatri e medici di famiglia: cinque solo ieri. E si muore anche al sud: tra le vittime di ieri c’è il cardiologo Maurizio Galderisi, dell’università Federico II di Napoli. Per la protezione dei sanitari, Arcuri ha annunciato la distribuzione di 4,1 milioni di mascherine, di cui 2,8 milioni di FFP2 e FFP3, le uniche che proteggono davvero contro il virus. Consegnati anche 136 impianti per i reparti di rianimazione. “Le terapie intensive, che erano 5343, sono oggi 8984. In questo periodo sono aumentate del 68%, risultato straordinario”, ha detto Arcuri.

Le terapie intensive però non bastano mai. L’aiuto della Germania alla Lombardia in questo campo sarà prezioso: non saranno più otto ma 73 i pazienti che potranno essere ricoverati nei reparti di terapia intensiva tedeschi. I Laender che si sono offerti sono la Sassonia, Berlino, il Brandeburgo, la Baviera e il Nordreno-Vesfalia. Ma questi trasferimenti non sono agevoli: il trasporto di due pazienti previsto per oggi è stato annullato per le condizioni troppo gravi dei malati.