Il giovane uomo da tempo desiderava diventare padre. La sua compagna procrastinava. Lui le diceva: «Hai 33 anni. Se aspetti troppo, poi diventa tardi. Hai sempre una scusa per rimandare, prima la laurea, poi la specializzazione, poi il lavoro, poi la casa, poi questo, poi quello…».

Insisti oggi, insisti domani, lei è rimasta incinta e fra pochi mesi i due diventeranno genitori, ma in questo arco di tempo che è la gestazione si sono aperti mondi ai due sconosciuti, mondi che, anche se erano loro noti nella teoria, vissuti nella pratica sono tutta un’altra cosa, perché un conto è quell’aura poetica e sognante che riveste la gravidanza vista da fuori, un altro sono i cambiamenti vissuti in prima persona.

Il primo terremoto, perché di questo si tratta, lo vive la donna nel proprio corpo, che muta ogni giorno, con tutta una serie di novità e sorprese, che cambiano da persona a persona, perché ci sono quelle che hanno le nausee e quelle che non le hanno per nulla, quelle che dormirebbero sempre e quelle che lavorano fino all’ultimo minuto, quelle che riescono a fare solo piccoli pasti perché si saziano subito e quelle che devono fare pipì ogni dieci minuti, quelle che bevevano sei caffè al giorno e all’improvviso non lo sopportano più, per dire.

Il secondo terremoto, che riguarda sempre le donne, perché finora, e fino a prova contraria, i figli continuano a farli loro, tocca la trasformazione del corpo.

Ho un’amica che, incinta del primo figlio, mi disse: «Non avevo messo in conto una cosa. Conoscevo il mio corpo, sapevo cosa mi faceva ingrassare e cosa dimagrire. Ora mi accorgo che non ne ho più il controllo».

La gravidanza ti fa capire che sei un potentato, ma a sovranità limitata, ci sei tu e c’è l’altro o l’altra che fa di testa sua, c’è la tua pancia che lievita e tu non ti riconosci più e ti chiedi se mai tornerai come prima, c’è la consapevolezza che il parto sarà uno sconquasso, e un po’ ne hai paura, ma insomma, se lo hanno già fatto le altre, ne uscirai anche tu.

L’uomo vive e vede tutto questo da fuori, il massimo che può fare è esserne partecipe, ma l’esperienza ce l’ha solo lei, solo lei ha diritto di parola e giudizio su come si sente e che cosa prova.

Questo gigantesco divario del sensibile potrebbe sembrare colmabile con i sempre più sofisticati esami che riescono a dirti il Dna del nascituro, a mostrare con tecniche in 3D ogni dettaglio, di modo che i due genitori non avranno quasi più sorprese, ma è sempre e solo la donna che sa e sente cosa le succede.

Tornando ai due protagonisti della nostra storia, lui ha vissuto ogni esame con ansia, lei si è affidata e fidata del suo corpo. Mentre lui non dormiva la notte prima di un’ecografia, lei le viveva con calma olimpica.

E così, riflettendo su tutto ciò e sulle precauzioni che lei deve prendere, tipo evitare verdure crude, mangiare solo frutta pelabile, non bere alcolici né affettati, limitare al massimo dolci e caffè, lui un giorno se ne è venuto fuori con la seguente domanda: «Ma perché, invece di tutto questo sbatti, non fate anche voi l’uovo? L’uovo è più pratico. Lo depositi, lo tieni al caldo e quando è pronto si apre».

La cosa, vista con gli occhi di un ingegnere, quale lui è, non fa una grinza, ma il mondo e la vita non si risolvono solo con la razionalità e dei calcoli.

Personalmente non avevo mai preso in considerazione questo scenario, per il semplice fatto che siamo mammifere e non possiamo farci niente. E comunque, non mi piacerebbe per nulla essere una gallina.

Un’aquila forse sì, ma anche loro, ne sono convinta, hanno il loro sbatti a star dietro alle uova.

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