Secondo i dati del Climate change and land, il rapporto su clima e suolo dell’Ipcc, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, il modello agricolo e di gestione delle foreste è responsabile del 24% delle emissioni di gas climalteranti.

C’è uno stretto legame quindi tra agricoltura e clima ed è fondamentale mettere in evidenza che il settore agricolo da fonte di emissioni può diventare elemento essenziale di assorbimento dei gas serra e agire direttamente nelle azioni di contrasto al cambiamento climatico.
L’ agroecologia, di cui il biologico è l’esempio concreto più diffuso, gioca un ruolo importante anche di fronte agli eventi meteorologici estremi: i suoli a gestione biologica hanno più biomassa e una maggiore stabilità e tutela ecosistemica rispetto a quelli convenzionali. Inoltre, i terreni coltivati con metodo biologico tendono ad avere una migliore capacità di trattenere l’acqua, diventando una forma di protezione in caso di siccità e inondazioni.

Il passaggio a una forma di agricoltura che non utilizza sostanze chimiche di sintesi aumenta notevolmente la capacità del suolo di sequestrare carbonio e contribuisce quindi a mitigare l’effetto serra.

Inoltre, i vantaggi cumulativi di varie pratiche biologiche, come il mancato utilizzo di fertilizzanti sintetici, il maggior apporto di sostanza organica compostata nel terreno, la riduzione delle emissioni agricole di anidride carbonica e il sequestro di carbonio da parte del suolo, hanno un potenziale di riduzione dei gas a effetto serra pari a 5.1-6.1 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 equivalenti (FAO, 2009. Low Greenhouse Gas Agriculture. Mitigation and Adaptation Potentia lof Sustainable Farming Systems).

È stato dimostrato che la conversione all’agricoltura biologica incrementa il sequestro annuo di Carbonio Organico (CO) in maniera nettamente superiore anche rispetto ai suoli non coltivati. Secondo lo studio Krauss et al.(2014), nei terreni incolti l’accumulo annuo di CO nel suolo è pari a 1,98 tonnellate per ettaro.

Infine, la bioagricoltura contribuisce a rafforzare le funzioni dell’ecosistema e la biodiversità che possono aiutare l’agricoltura a resistere meglio alle condizioni climatiche avverse. Alla recente Cop 26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è stato lanciato un ultimatum: serve un’immediata inversione di rotta altrimenti non saremo in grado di raggiungere l’obiettivo europeo di neutralità climatica entro il 2050. Purtroppo, però, al vertice di Glasgow l’agricoltura ha avuto un ruolo marginale e si è guardato solo all’utilizzo delle tecnologie come soluzione per la sostenibilità in agricoltura. Ma non è questa la strada, le tecnologie in alcuni casi possono aiutare ma quello che serve è un vero e proprio cambio di paradigma per la transizione agroecologica dei sistemi agricoli e alimentari, per garantire la fertilità del suolo, la tutela della biodiversità, un cibo sano per le persone e un giusto reddito per gli agricoltori. Servono scelte politiche chiare ed immediate, con azioni concrete e urgenti per contrastare il cambiamento climatico scegliendo per il futuro dei sistemi agricoli e alimentari l’approccio agroecologico che per il nostro Paese potrebbe partire dall’immediata approvazione della legge sull’agricoltura biologica che aspettiamo da tre legislature.