Per capire la complessità del M5S bisogna gettarsi nella miriade di quelle che chiamano «Agorà», che altro non sono che incontri tra gli attivisti e gli eletti. Non sono molti i momenti di questo tipo: in un soggetto politico che per scelta esplicita vieta qualsiasi forma di assemblee nazionali o riunioni che ricordino anche vagamente gli odiati partiti. E’ quindi in questi incontri che precipitano mesi di attività e discorsi che affondano nel tempo. Senza soluzione di continuità si succedono temi all’ordine del giorno. Pare di ritrovare un pezzo, magari il meno politicizzato, del popolo delle bandiere arcobaleno, quando si discute di politica estera. Il parlamentare Manlio Di Stefano oscilla tra pacifismo e sovranismo ma la mescolanza pare convincere l’uditorio.

Ida Carmina, sindaca di Porto Empedocle che di recente ha fatto le barricate contro l’apertura di un centro di accoglienza per migranti minorenni, racconta con enfasi la sua esperienza di amministratrice nell’agrigentino, fornendo i conti di un comune al dissesto, senza soldi per i servizi minimi. Prima di salire sul palchetto riservato ai portavoce negli enti locali, osserva lo stand abbandonato che doveva essere destinato alla giunta di Bagheria e si sfoga sulla vicenda che ha coinvolto il suo collega (autosospesosi dopo l’obbligo di firma) Patrizio Cinque. «In questo paese non arrestano nessuno, e se la prendono con lui per una stupidaggine, una chiacchiera al telefono», dice ad alcuni attivisti.
Mentre i grillini si avvedono dei rischi delle intercettazioni, ci spostiamo verso l’agorà dedicata a giustizia e mafia. Al microfono c’è il parlamentare Francesco D’Uva, che cita addirittura Tony Ciccione (mafioso dalla voce roca protagonista di alcuni episodi dei Simpsons) per spiegare come la mafia parassita sull’economia degli onesti cittadini. Davanti a lui compare uno striscione enorme con scritto «Il popolo unito in Movimento non sarà mai sconfitto». Se a qualcuno fosse sfuggito il riferimento, in piccolo c’è scritto chiaro chiaro: «El pueblo unido jamas sara vencido».

Diventa un confronto vero, e non solo una rendicontazione della propria attività di eletto davanti a un pubblico amico, quella sulla violenza di genere. Il dibattito non è affatto scontato, tanto che quando il senatore Gianluca Castaldi viene tirato in mezzo e dice una cosa tipo «cosa volete che vi dica, schierarsi contro la violenza sulle donne per me è scontato», si becca i rimbrotti delle donne tra il pubblico.

Complice il gran caldo, l’età media si abbassa un pochino rispetto a venerdì. Nel pomeriggio, riferiscono gli operatori della Croce Rossa, l’unico infortunio registrato è quello di una signora caduta dal toro imbizzarrito dell’onestà, uno degli intrattenimenti a 5 Stelle. Si respira aria di normalità nell’attesa del grande annuncio. Spunta persino uno spinello, consumato discretamente in fondo al prato, lontano dal grande palco dove si scaldano i portavoce europei. E lontano anche dai due signori che tengono uno striscione con scritto «Noi intasiamo il blog, voi le carceri».

È dagli interventi degli uomini di Grillo a Bruxelles che ci viene spiegato che la domanda da porsi è «Come mai gli sbarchi avvengono tutti in Italia?». Mentre ci immaginiamo una strana rotta che, magari imboccando il Danubio, dovrebbe fare arrivare le navi in Austria, scopriamo che la tematica «immigrazione», per il programma dei grillini che viene illustrato con enfasi, corrisponde esclusivamente ai profughi che arrivano via mare.

C’è anche il tempo di un annuncio. Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio e negli anni scorsi promotore di una piattaforma di democrazia digitale mai considerata da Casaleggio, decide di sfidare Roberta Lombardi e prova a candidarsi (per la seconda volta) alla presidenza della Regione.