Le notizie da Nizza sono rimbalzate sull’America in campagna elettorale. Donald Trump ha annullato «per rispetto» la conferenza stampa indetta per annunciare la scelta di Micke Pence come vicepresidente. Sul suo canale Twitter ha invece denunciato «in diretta» l’attentato: «Un altro orribile attacco, stavolta a Nizza. Molti morti e feriti. Quando impareremo? Sta solo peggiorando». A caldo Trump ha poi biasimato Obama e Hillary Clnton per l’eccessiva timidezza sul terrorismo.

Obama ha affermato che «gli Stati uniti sono solidali con la Francia, nostro alleato più antico (…) I valori democratici francesi hanno ispirato il mondo intero e siamo certi che il carattere della repubblica francese perdurerà ben oltre questa devastante ferita». Hillary Clinton ha ribadito la solidarietà: «Non permetteremo ai terroristi di minare i valori democratici di uguaglianza su cui si basa il nostro modo di vita. Il vile attacco rafforzerà la volontà della nostra alleanza di sconfiggere il terrorismo nel mondo».
L’indignazione di Obama e Clinton è parsa però «sfavorita» rispetto all’appello di Trump a «togliersi i guanti»: e decidere di «giocare duro».

Una retorica senza dubbio più efficace con larghi settori di elettorato, come in Francia lo è quella di Marine LePen rispetto a Hollande. Trump che in passato ha promesso bombardamenti a tappeto, tortura e ritorsioni «contro i famigliari dei terroristi» ha di nuovo mirato alle viscere, chiedendo di fermare i profughi provenienti da «nazioni terroriste». Infiammando così prevedibilmente etere e rete della destra, su cui sono rimbalzati titoli sulla «guerra mondiale» e appelli di «aux armes citoyens» («in Texas quel camion l’avrebbero fermato subito»).

Riprova di come ogni attacco si inserisca bene nella narrazione trumpista che vuole di alimentare l’onda di panico che spera di cavalcare fino alla Casa bianca. Alla vigilia della convention di Cleveland le notizie di Nizza sono oggettivamente state un regalo per il candidato repubblicano.