Un attacco frontale a Bruxelles e alla Commissione Ue, come forse non ci si sarebbe potuti aspettare da un uomo «dell’establishment» quale è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ieri al Forum di Davos, il responsabile dei nostri conti pubblici non le ha mandate a dire, e nel suo intervento ha preso di petto la Ue: «Il problema dell’Europa è l’Europa – ha spiegato al parterre di plutocrati, politici, economisti e finanzieri – I nostri problemi nascono a Bruxelles e talvolta a Francoforte».

C’è anche Mario Draghi, o perlomeno la Bce (spesso influenzata da Berlino), dunque, nel mirino del nostro governo. In una fase, è fondamentale ricordarlo, in cui dobbiamo dare una risposta all’ultima lettera della Commissione Ue, che chiede una manovra correttiva di 3,4 miliardi (pari allo 0,2% di deficit): immediata, entro l’1 febbraio. Senza dimenticare il nodo migranti, su cui Paesi come l’Ungheria ci riservano veri e propri schiaffi, tanto da aver smosso negli ultimi giorni perfino il presidente Mattarella.

«Dobbiamo completamente rovesciare le politiche perché ora si stanno dando i giusti argomenti per convincere che il populismo ha ragione», ha continuato Padoan, rivolto al pubblico del World Economic Forum. In particolare, il ministro si è occupato delle diseguaglianze e «della rabbia di una classe media martoriata dalla crisi economica» che «vengono espresse dicendo “no” a qualsiasi cosa i leader politici suggeriscano» (riferimento neanche troppo velato al referendum del 4 dicembre, completamente toppato dal governo Renzi, ndr).

Da qui, secondo Padoan, nasce un clima nel quale «individuare delle soluzioni è più difficile che dire “no”. È il segno di una crisi che richiede il ripensamento della leadership». Al Forum di Davos, non sembra neanche un caso, è presente anche il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici: proprio dalla sua struttura sono partiti i richiami a Roma, e per oggi è fissato un incontro con i rappresentanti del nostro esecutivo.

Per riprendere contatto con i ceti produttivi che si sentono emarginati, a parere di Padoan occorre una «visione». «I leader politici devono avere il coraggio di prendere decisioni difficili che possono anche essere dolorose, ma devono avere una visione e questa è la sfida che Brexit e Trump ci lanciano. Se questa non convince non ci sarà nessuno a votare», dice il ministro.

Allo stesso tavolo di Padoan c’è la direttrice generale dell’Fmi Christine Lagarde, che segue lo stesso spartito: «È tempo – spiega – che i leader politici ripensino profondamente le politiche economiche e monetarie di fronte alla chiara risposta di protesta e delusione della classe media che arriva dai risultati politici negli Stati Uniti o in Europa. Ci vuole una maggiore redistribuzione dei redditi di quanta ne abbiamo oggi».

Il Forum di Davos, insomma, continua a evocare il cammino della redistribuzione dei redditi, delle politiche in favore del clima, della spinta ad agire per la crescita e la maggiore occupazione, tutti temi ripresi dall’edizione 2017 del Global Risks Report. Che conclude: «Nell’agenda deve essere inserita anche una riforma del capitalismo di mercato». E se lo sostengono perfino i potenti di Davos…