Un oggettino curioso, questo film d’animazione diretto a quattro mani da Thomas Szabo ed Helene Giraud. Una sorta di parabola per la cooperazione e la solidarietà, intrecciata in un messaggio ecologista non banale. Così, mentre una coppia innamorata s’addormentata durante un picnic sull’erba, lei, incinta, è un po’ affaticata, lui, premuroso, l’abbraccia, intorno a loro si sveglia il mondo degli insetti che, ironicamente, assomiglia, per intensità di traffico, alle soprelevate invisibili de Il quinto elemento. Innestando in una cornice live-action le creaturine digitali, il film conserva un interessante grado di realismo fotografico.

Non a caso il pensiero corre immediatamente a Microcosmos – Il popolo dell’erba di Claude Nuridsany e Marie Pérennou. E così, mentre sciamano insetti di varia forma e natura, una coccinella inesperta si sgancia accidentalmente dal proprio sciame, ferendosi un’ala.
Nel tentativo di farsi largo in un mondo completamente sconosciuto, dopo essere scampata a un feroce inseguimento da parte di un gruppo di mosche che fanno un rumore da moto senza marmitta, incontra un gruppo di formiche intento a trasportare una scatola contenente delle zollette di zucchero. Siccome lo zucchero fa gola anche un manipolo di agguerritissime formiche rosse, si scatena una caccia senza tregua che sembra prendere corpo attraverso una miriade di citazioni cinematografiche. Dalla corsa sul fiume, Un tranquillo weekend di paura ovviamente, all’inseguimento dell’enorme pesce sott’acqua che sembra saltare fuori direttamente da Star Wars: Episodio 1 – La minaccia fantasma passando per le coreografie operaie delle formiche assomiglianti a balletti meccanici che avrebbe potuto immaginare Busby Berkeley, Minuscule gioca con gusto la carta dell’omaggio.

L’aspetto più curioso, però, è la presenza della coccinella che, una volta immersa nel formicaio, incrina il rigido taylorismo delle operaie, introducendo un elemento di discontinuità. Come dire che la coccinella porta le sue rose al pane delle formiche che, comunque, devono guardarsi le spalle dalle consorelle rosse che di lavorare non hanno proprio voglia essendo animali da preda.

Completamente muto, il film è immerso in uno spettro sonoro estremamente ampio, cosa che gli conferisce un vago aspetto dal parabola chapliniana o alla Tati. Rispetto ai sofisticatissimi esempi di animazione statunitense, Minuscule propone un modello di produzione compatibile, in minore, ma non per questo meno raffinato e ricercato. Thomas Szabo ed Helene Giraud firmano una sorta di favola moderna polistratificata, in grado di comunicare con diversi tipo di pubblico. E se forse i bimbi sono sin troppo disincantati rispetto alla tipologia di messaggio che il film propone, sono proprio gli adulti a essere suscettibili d’abbracciare con maggiore convinzione Minuscule – La valle delle formiche perdute. Cosa che in realtà non è affatto un male. Anzi.