E’ una corsa forsennata alla ricerca di nuovi luoghi dove accogliere i profughi. Al Viminale sanno bene che qualunque sia la decisione presa dal Consiglio europeo i tempi per applicarla saranno lunghi. Nel frattempo i barconi provenienti dalla Libia carichi di uomini, donne e bambini continueranno ad arrivare, sempre nella speranza che non si verifichino nuove tragedie come quella di domenica scorsa al largo delle coste libiche.
Per questo non si possono aspettare i tempi della politica e così mentre a Bruxelles si discute, in Italia serve il massimo di coordinamento e di unità tra ministero ed enti locali per reperire nuovi posti letto. Anche perché la situazione cambia velocemente, e numeri che potevano sembrare adeguati ieri rischiano di risultare presto insufficienti.
L’ultima circolare inviata ai prefetti dal Viminale è di soli pochi giorni fa e parlava della necessità di reperire almeno altri 6.500 posti letto ricordando anche che, se necessario, la legge assegna loro anche poteri di requisizione. Non di abitazioni private, sia chiaro, ma di edifici pubblici dismessi o non utilizzati. «Siamo pronti a reggere l’urto, le nostre strutture stanno reggendo questa grandissima pressione che è figlia di quanto sta accadendo in Libia», ha assicurato ieri il ministero degli Interni Alfano garantendo l’impegno di Comuni e Regioni.
In realtà, come è noto, non tutte le Regioni sono disponibili ad accogliere nuovi arrivi di profughi. Un’ulteriore conferma si è avuta ieri durante a Conferenza della regioni dove i rappresentanti di Lombardia e Veneto – entrambe a guida leghista – hanno di nuovo chiuso la porta a ogni possibilità di dialogo. Un atteggiamento che non è piaciuto al presidente della Conferenza Sergio Chiamparino che ha sentito il bisogno di prendere le distanze dagli assessori del Carroccio. «Ogni Regione è responsabile di ciò che dice e che fa di fronte all’opinione pubblica» ha detto Chiamparino tornando a chiedere una cabina di regia governo-enti locali per gestire un fenomeno che ha definito «epocale».
Uno delle questioni sollevate dagli amministratori leghisti riguarderebbe la mancanza di fondi con cui sostenere l’accoglienza dei migranti. Circostanza smentita però dalla coordinatrice della commissione Politiche sociali della Conferenza, l’assessore della Liguria Lorena Rimbaudi. «La copertura economica c’è, abbiamo verificato e si tratta di 35 euro al giorno a persona. Su questo c’è un’intesa con lo Stato che non ha ovviamente scadenza.
Soldi garantiti dal Fondo sociale europeo, sulla base del quale si procede anche alla distribuzione dei profughi. Nella sua ultima circolare il Viminale ha allegato una tabella di riparto, con i numeri per ciascuna regione. «Se due regioni grandi come Lombardia e Veneto si tirano indietro il carico finisce sulle altre», ha detto l’assessore.
Il problema è il reperimento dee strutture da adibire ad accoglienza. Alle regioni il governo ha ciesto di allestire degli hub, primo punto di arrivo dei profughi. Inizialmente si era pensato di utilizzare le caserme dismesse presenti in tutto il territorio, ma il progetto sarebbe rientrato. Per ora l’unica regione ad avere un hub pronto è l’Emilia Romagna. Migliore la situazione per quanto riguarda i minori, per i quali sono già pronti dieci hub.
A oggi sono 81 mila i profughi accolti nelle strutture finora reperite e di questi 13 mila sono minori non accompagnati. Un numero destinato inevitabilmente a crescere. Il 6 maggio dovrebbe vedere la luce la cabina di regia tra governo, Anci e conferenza delle Regioni che dovrebbe portare a un miglior coordinamento anche nella ricerca di nuovi posti letto e che, stando a quanto dichiarato dal sindaco di Torino Piero Fassino, potrebbe portare a un innalzamento fino a 40 mila posti della disponibilità offerta dal sistema Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.