C’è chi è già arrivato a Berlino ma la verità è che l’ondata migratoria dall’Ucraina si sta infrangendo soprattutto su Varsavia. Nella mattinata di ieri il viceministro dell’Interno Paweł Szefernaker ha parlato di almeno centomila ingressi dall’inizio dell’invasione russa. Adesso potrebbero essere 120.000 o forse anche più i rifugiati ammessi in Polonia dalla Straz Graniczna (Sg), la polizia di frontiera. Da un paio di giorni il valico di frontiera più gettonato è quello di Medyka nel voivodato della Precarpazia, nel profondo Sudest del Paese. Sebbene Varsavia abbia deciso di accogliere anche i cittadini ucraini sprovvisti di passaporto, le code di veicoli e persone restano chilometriche in tutti i posti di frontiera tra i due paesi. In quello di Dorohusk, che si trova più a nord, nel voidodato di Lublino, in questo momento bisogna aspettare due giorni per entrare in Polonia. Le cose vanno un po’ meglio al valico di Hrebenne nella stessa regione dove l’attesa media si aggira invece intorno alle 15 ore.

Eppure Varsavia sta facendo quello che può con circa 3.200 agenti di frontiera schierati lungo il confine con l’Ucraina. Le donne in fila con bambini piccoli vengono fatte passare avanti. «In questo momento tutti i valichi di frontiera possono essere attraversati anche a piedi. Ieri abbiamo attivato la diplomazia per aprire al meglio questo canale. Dalle 7 di mattina la parte ucraina ha chiuso parzialmente le corsie destinate alla circolazione di veicoli aprendole al traffico pedonale. Le code dal lato ucraino dovrebbero diminuire», ha spiegato Szefernaker durante un briefing con la stampa, al quale ha preso parte anche Tomasz Praga, comandante in capo della Sg. «Sono stati attivati dei collegamenti ferroviari aggiuntivi. Per quanto riguarda la ”frontiera verde”, abbiamo riscontrato dei tentativi isolati di attraversare il confine in modo illegale», ha dichiarato Praga.

Secondo le statistiche fornite dalle autorità polacche, soltanto un rifugiato ucraino su dieci non ha alcun parente o conoscente dall’altra parte della frontiera. Una statistica niente affatto sorprendente se si considera che nel paese sulla Vistola vivono 1.4 milioni di ucraini. Per molti il ricongiungimento con i propri cari è soltanto una questione di ore ma ci vuole pazienza. Il villaggio di Medyka è diventato un parcheggio di automobili con targhe polacche ma anche ceche e tedesche. Ci sono poi anche gli autotrasportatori di nazionalità ucraina, impiegati da aziende con sede in un paese Ue, che aspettano al valico donne e bambini nel proprio tir. Ma guai a pensare che il flusso si muova in una sola direzione: sono numerosi gli ucraini in età lavorativa che stanno rientrando nel proprio paese per rispondere alla chiamata alle armi del presidente Zelensky. Intanto cresce la consapevolezza in Polonia che si tratta soltanto di prove generali. I primi rifugiati stanno raggiungendo anche gli altri voivodati del paese. Con ogni probabilità nei prossimi giorni i cittadini polacchi saranno chiamati a gestire un esodo dalle dimensioni enormi.