Resta alta la temperatura fra maggioranza di governo ed ex compagni del movimento Democratici progressisti che, con i propri 14 voti, al senato rischiano di essere l’ago della bilancia di un governo che pure giurano di voler sostenere. E così ora la strategia Mdp è quella di distinguere le scelte dell’esecutivo da quelle del Pd renziano, che pure ne è il principale azionista.

Ieri Miguel Gotor, già protagonista dell’attacco al ministro Lotti nel dibattito sulla sfiducia (che però Mpd non ha votato), si è lanciato in un nuovo affondo. Stavolta contro il deputato Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai e appena scelto dall’ex premier come capo della comunicazione della sua mozione per le primarie (Matteo Richetti sarà il portavoce, Lorenzo Guerini coordinatore). «In questi ultimi tre anni Anzaldi si è distinto per un atteggiamento aggressivo verso il sistema di comunicazione pubblico e privato, dando pagelle ai quotidiani e ai giornalisti, emettendo giudizi su stimati professionisti e trasmissioni a suo parere squilibrate nei riguardi di Renzi e del Pd». Il senatore ricorda i «continui anatemi» contro i programmi Rai che non si adeguavano alla «stagione monocolore della campagna referendaria» e chiede che il deputato si autosospenda «dalla sua funzione per evitare che il suo nuovo ruolo possa assumere una coloritura vagamente intimidatoria».

Anzaldi prende di fatto il posto lasciato vacante da Filippo Sensi, spin doctor e gran regista della comunicazione del Renzi premier, che però alle dimissioni del capo è rimasto a Palazzo Chigi con Gentiloni. Il nuovo premier ormai deve arrivare a fine legislatura e la sua immagine va sostenuta in armonia con quella del Pd. Del resto vengono tutti dalla stessa nidiata politica: Anzaldi lavorava con Gentiloni ai tempi di Rutelli e per Sensi resta affettuosamente «il maestro». Ora Renzi lo sceglie. Forse anche a scanso polemiche: lo staff  di Palazzo Chigi deve restare fuori dalle primarie.

Ma le polemiche contro Anzaldi partono lo stesso. Ai renziani saltano i nervi. Anche perché i grillini, più lenti di riflessi, si buttano sulla questione, seguiti a ruota dai supporter di  Emiliano. Risultato: Anzaldi fa sapere che si dimetterà solo «se il partito me lo chiederà». Intanto la contraerea dell’ex premier si scatena. «Gotor è stupefacente», attacca la senatrice Puglisi, «insulta l’indipendenza di centinaia di giornalisti del servizio pubblico». Cosa che però Anzaldi non disdegnava di fare fin qui. «E allora perché Gotor, l’ideologo della comunicazione di Bersani, si è fatto mettere in Vigilanza quando Bersani era segretario?» contrattacca la dem Covello. Al Nazareno l’impressione  è che «quelli di Mdp tirino troppo la corda». «Stiamo in maggioranza e vogliamo spostare a sinistra l’asse del governo», replica lo scissionista Zoggia. «Sui voucher le cose si sono già messe bene anche oltre le nostre aspettative. Vedremo come andrà con la manovrina. Semmai stiamo rafforzando la maggioranza. Oggi, nel gruppo Mdp, solo 5 ex Sel non hanno votato il decreto sicurezza alla Camera…». Ma il rischio di un incidente parlamentare è dietro l’angolo.