Alla fine spunta anche il nome di Pierluigi Bersani tra i potenziali candidati che il movimento 5 stelle lancia da oggi nella corsa per il Quirinale. Un po’ a sorpresa l’ex segretario del Pd – che i grillini non vedono di buon occhio dal marzo del 2103 quando, a loro dire, fece «finta» di consultarli sulla formazione del governo – fa parte della rosa di dieci nomi scelti ieri dall’assemblea dei parlamentari 5 stelle da sottoporre alla rete per la scelta di una candidato di bandiera. E quello di Bersani non è l’unico nome ad aver suscitato più di un sussulto nell’universo pentastellato. Accanto al suo c’è infatti anche quello di Romano Prodi, altro personaggio non proprio amato dal movimento e in particolare da Grillo e che invece gli elettori grillini dovranno ingoiare. Gli altri nomi usciti dalla riunione di deputati e senatori, per l’occasione in diretta streaming, sono quelli della costituzionalista Lorenza Carlassare (che però a già declinato l’offerta) del presidente dell’anticorruzione Raffaele Cantone, del pm palermitano Nino Di Matteo e poi Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti (presidente Adusbef), Paolo Maddalena, Salvatore Settis e Gustavo Zagrebelsky. Altra sorpresa riguarda Stefano Rodotà il cui nome, dopo essere stato indicato come candidato del movimento nelle elezioni di quasi due anni, oggi è del tutto scomparso. Si vota oggi sul blog di Grillo dalle 9 alle 14, in tempo per il primo voto alla Camera fissato per le 15. «Se dal quarto scrutino i cambi di maggioranza dovessero portare a un nome condiviso tra più forze politiche in parlamento – avverte il blog – si deciderà come meglio muoverci con una votazione lampo sul blog».
Siamo dunque al quarto cambio di strategia da parte di Grillo e Casaleggio. Dopo aver annunciato e poi disdetto le quirinarie, dopo aver chiesto a Renzi di fare quattro nomi da sottoporre al giudizio della rete e dopo aver chiesto un’indicazione anche ai parlamentari Pd alla fine i due fondatori sono arrivati alla scelta di oggi, ulteriore segno della confusione che regna da tempo nel M5S: quirinarie con i nomi indacati dai parlamentari. Più che una scelta si tratta del risultato di molte mediazioni non solo sul metodo, ma anche sui nomi. Non è un mistero che a spingere su Prodi sia stato soprattutto Casaleggio scontrandosi con l’opposizione di Grillo e di una parte dei gruppi parlamentari. Alla fine si è deciso di consultare sì la rete, senza però lasciarla libera di indicare un nome bensì guidandola nella scelta. Al punto che alcuni nomi sarebbero stati inseriti con il solo scopo di evitare a Prodi il rischio di arrivare ultimo, stroncando così sul nascere ogni possibile convergenza con la sinistra Pd e con Sel sul suo nome. E questo senza dover per forza aspettare il quarto scrutinio, se è vero che il M5S sarebbe pronto a votare fin dal secondo un possibile candidato comune.
A fare il nome di Bersani all’assemblea dei parlamentari è stato Alessanro Di Battista dopo che più di un senatore e deputato si era lamentato per l’indicazione di Prodi. «Serve un presidente che non sia uno scendiletto», ha spiegato il deputato membro del direttorio, per il quale nella rosa da indicare agli eletti «dovrebbe esserci anche un nome loro (del Pd, ndr) che metta in crisi questo patto criminale» del Nazareno.
Scendiletto o no, la base non sembra aver gradito l’indicazione per Bersani e Prodi: «Qualcuno sa spiegare la radiazione di Rodotà e la new entry di Gargamella (Bersani, ndr)?» si chiede ad esempio Laura. «E se Bersani fosse l’uomo già scelto dal Nazareno?», è un’altra domanda che gira. Non va meglio a Prodi, che in molti vedono come una vera contraddizione rispetto al referendum contro l’euro. Al punto che qualcuno preferisce buttarla sull’ironia: «Tra i due meglio Magalli. Tutta la vita».