La fiducia tutta italiana di non essere stati oggetto di intercettazioni da parte della Nsa comincia a vacillare. Al punto che adesso anche il presidente del consiglio Enrico Letta – che pure nei giorni scorsi aveva dato credito alle rassicurazioni arrivate dal capo dell’agenzia americana, Keith Alexander – si è deciso a fare un passo in più chiedendo al sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti di convocare per giovedì mattina il Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica di cui fanno parte, oltre allo stesso presidente del consiglio, i ministri di Esteri, Giustizia, Difesa, Interni ed Economia. E’ la dimostrazione che Letta vuole maggiore chiarezza per quanto riguarda lo scandalo datagate, e capire se e fino a che punto gli spioni della Nsa con la scusa di una presunta attività di contrasto al terrorismo abbiano potuto mettere il naso non solo nelle vicende politiche, ma anche in quelle militari, economiche e industriali del Paese, tutti settori di estrema delicatezza per la vita nazionale. Un passo reso ancora più necessario nelle ultime ore dalla decisione presa dal Copasir di sentire lo stesso Letta la prossima settimana, probabilmente prima che il premier riferisca in parlamento.
Ieri il Copasir ha risentito il direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Giampiero Massolo, che nei giorni scorsi aveva tranquillizzato circa l’attività svolta dalla Nsa in Italia. Ma le ultime notizie – compresa l’intercettazione di 46 milioni di contatti telefonici intercettati tra dicembre 2012 e gennaio 2013, stridono con le parole tranquillizzanti di Massolo che anche ieri ha comunque ribadito l’estraneità dei nostri servizi con l’attività della Nsa, garantendo inoltre massima collaborazione nel mettere a punto le future regole nei rapporti con i servizi americani. «Rassicurazioni che però non sono convincenti perché sono formali e non frutto di accertamenti», ha commentato il senatore Pd Felice Casson. Ammesso che davvero i nostri servizi non fossero a conoscenza dell’attività di intercettazione fatta dalla Nsa il problema è, come accade sempre in questi casi, proprio perché non ne sapevano niente. «Garantisco sulla correttezza, lealtà e funzione positiva dell’intelligence italiana», ha ripetuto anche ieri il sottosegretario Minniti. Che però ha anche ammesso l’esistenza di un problema nei rapporti tra i servizi segreti Usa e l’Europa. «E’ un momento difficile, senza precendenti», ha proseguito. «L’intelligence si muove ora in un mondo ‘apolare’, non si muove più in un contesto chiaro. È evidente che c’è un problema che riguarda l’intelligence americana e il suo rapporto con l’Europa, c’è una questione inedita con cui bisogna confrontarsi ed è la gigantesca questione del rapporto tra sicurezza e privacy, tra sicurezza e libertà». Minniti ha poi annunciato che nei prossimi giorni verrà firmato un accordo sulla cybersecurity con il garante della privacy. «Quando parliamo di sicurezza delle comunicazioni – ha concluso – ci riferiamo a quanto avviene nel territorio italiano, per quello che succede nelle comunicazioni da e per altri paesi è invece difficile garantire».