I Fratelli musulmani egiziani annunciano la formazione di un governo in esilio a Parigi. La notizia è confermata dal portavoce di Libertà e giustizia, braccio politico del movimento islamista, Ahmed Aqeel. Il politico assicurato che nei prossimi giorni verranno aperti uffici della confraternita, la cui organizzazione non governativa è stata bandita in Egitto, nelle principali capitali europee. L’esecutivo in esilio sarà composto da 25 ministri, tutti deputati del dissolto parlamento, eletto tra novembre e gennaio 2012. Dieci dei ministri sono in prigione in Egitto: tra loro il moderato Abul Ela Mady, l’ex presidente della Camera, Saad al-Katatny, l’ex primo ministro, Hesham Qandil, il leader carismatico, Mohamed al-Beltagy e il salafita Hazem Abu Ismail. L’annuncio arriva nelle stesse ore in cui la Fratellanza chiede formalmente alla Corte penale internazionale di processare il governo egiziano ad interim per il golpe del 3 luglio scorso.

Ma a infiammare di nuovo le strade egiziane è la legge contro le proteste. Il testo è stato appena approvato in via definitiva e richiede per ogni assembramento, a cui prendono parte più di dieci persone, un permesso del ministero dell’Interno con tre giorni di anticipo. Non solo, d’ora in avanti saranno proibiti gli assembramenti alle porte dei luoghi di culto. Contro la legge sono iniziate immediatamente manifestazioni non autorizzate a oltranza, alle quali hanno preso parte i sostenitori della Campagna contro i processi militari, guidata dall’attivista Mona Seif (il movimento è erede dell’iniziativa contro la giunta militare del 2011), e anche alcuni fondatori di Tamarrod (rivolta), iniziativa che ha chiesto le dimissioni dell’ex presidente Morsi nella manifestazione dello scorso 30 giugno. I contestatori hanno marciato fino a piazza Talaat Harb, al centro del Cairo, e stati dispersi dalla polizia. 52 attivisti sono stati arrestati.

In concomitanza con la repressione delle proteste, la Commissione incaricata di riscrivere la Costituzione ha sospeso i suoi lavori. Nuove manifestazioni contro la legge sono state annunciate dal movimento 6 aprile. Non solo, i leader dell’Alleanza nazionale che raccoglie islamisti moderati e salafiti pro-Morsi hanno annunciato che proseguiranno le manifestazioni in occasione dei 100 giorni dalla strage dei 37 islamisti arrestati, morti asfissiati durante il trasferimento in carcere.

Lo scorso martedì le forze di sicurezza avevano disperso alcune decine di attivisti alle porte della Camera alta (Shura) che protestavano contro i processi militari ai civili. Infine, le Associazioni universitarie per la libertà di espressione hanno definito questa fase come la «peggiore dal 25 gennaio 2011». Duramente represse negli ultimi giorni le manifestazioni negli atenei egiziani.