Si dice che il centro del mondo sia il birillo centrale del biliardo del bar della piazza centrale di Foligno. Ora non ci sono più i bar con biliardo, c’era da far posto ai bivacchi dei turisti e alle tribù dell’aperitivo, più redditizi e di più facile gestione dei flaneurs ammucchiati attorno al tavolo verde.
Eppure l’aperitivo si prendeva anche prima, solo che Bacigalupo e capitan Mazzola se lo giocavano a biliardo, e Giorgio Bocca sapeva in che bar trovarli per un’intervista. Nato come passatempo dei signori – per Gramsci «giocatore di biliardo» era poco meno che un sinonimo di «fascista» – il biliardo fu democratizzato nel secondo dopoguerra per via della geniale invenzione dei circoli Arci. Puzzo di fumo impregnato nelle pareti, Bianco Sarti e Rosso Antico, stecca e boccette, goriziana e italiana, guerra parigina e bazzica, chi è stato il più forte? Nené Gómez o lo Scuro? Pitture, il Bambino o il Capellone?
Hugo Pratt e Stefano Benni, si starebbe ore a farsi raccontare di quella volta che il maresciallo dei carabinieri entrò al Gambrinus, e di quel campionato del mondo giocato alla fine del mondo, a Necochea, che ci vorrebbe Soriano per raccontarlo bene.

TRA I CORRIDORI che oggi arrivano a Foligno dopo il via da L’Aquila (la tappa più breve del Giro) filotto non lo può fare nessuno; chi avrebbe potuto, con già due vittorie nel carniere, Ewan, ha abbandonato ieri. Se la giocano dunque gli altri sprinter. Si rivede in fuga Van der Hoorn, dopo il colpaccio di Canale, a far compagnia ai sempre presenti Marengo e Pellaud, poi Rivi e Goossens. Memori proprio della fregatura di Canale gli uomini di Sagan tengono gli evasi a un tiro di schioppo, mentre si attraversano uliveti e boschi di pini d’Aleppo, e a 40 chilometri dall’arrivo il gruppo è già compatto.
O meglio, è riassorbita la fuga, ma proprio in quel frangente, in vista di Spoleto, sotto il forcing dei Bora (Sagan) e degli Israel (Cimolai) molti velocisti perdono contatto. Di lì in poi intoppi sul percorso non ce ne sono più, se la giocano i superstiti. E per una volta non ci sono beffe: dopo il lavoraccio dei suoi durato tutto il giorno, Sagan esce come una furia dall’ultima curva e trionfa a braccia alzate. Contento, dice, per la vittoria e per la gente che è tornata finalmente a bordo strada.
Oggi riposo, domani battaglia sullo sterrato a Montalcino. Un dettaglio di cronaca: in corrispondenza di un traguardo intermedio, di quelli che distribuiscono un secondino di abbuono, si sono visti sprintare Evenepoel e Bernal. Se il clima rimane così battagliero, da domani in poi ne vedremo delle belle.