Sulla vicenda del Resorts World di Manila, dove un uomo ha sparato sulla folla da un hotel al secondo piano, vi sono due versioni diverse circa le motivazioni e la dinamica: quella del governo filippino e quella della pagina web del Site intelligence group, il gruppo specializzato nel monitoraggio dei siti legati all’estremismo islamico.

Secondo le autorità, si è trattato di una rapina finita in tragedia. L’uomo avrebbe sparato per coprirsi la fuga, dopo aver rubato fiches per milioni di dollari al casinò, e infine si sarebbe «cosparso di benzina e poi si sarebbe avvolto in una coperta, dandosi fuoco». I morti sono 35, asfissiati, e almeno 75 i feriti. Il Site ha invece dato subito conto di una rivendicazione dell’Isis, che ha anche fornito il nome di battaglia dell’attentatore, Abu al Kheir, tramite la sua agenzia stampa Amaq. Il governo filippino ribatte: «Perché si sarebbe ucciso dandosi fuoco e non facendosi esplodere» come da copione?

Ma l’allerta è massima. Non è ancora stato vinto l’attacco dell’Isis a Marawi City. Il presidente-sceriffo Rodrigo Duterte, abituato a andare per le spicce, il 23 maggio ha disposto la legge marziale per 2 mesi in tutta l’isola di Mindanao: dando mano libera all’esercito, e provocando le proteste dell’opposizione comunista, nuovamente nel mirino dopo la rottura dei colloqui di pace.

La regione di Mindanao, che include aree a maggioranza musulmana, ha una lunga storia di insurrezioni, anche comuniste. E la guerriglia maoista del Nuovo esercito del popolo chiama ora il Partito comunista filippino e la coalizione che lo sostiene, il Fronte nazionale democratico, a intensificare le proteste contro il governo.

Intanto, un gruppo di 30 volontari, che si definisce «Squadrone suicida» sta cercando di trarre in salvo le famiglie intrappolate tra il fuoco dell’esercito e quello delle bande Maute e di Abu Sayyaf, affiliate all’Isis, a cui lunedì si sono uniti anche i Combattenti islamici per la libertà di Bangsamoro. Il governo afferma che tra gli islamisti uccisi vi sono diversi stranieri. Nella città di Marawi (200.000 abitanti), circa 200 persone sarebbero ancora nelle mani degli islamisti.