Friedrich Dürrenmatt si appassionò, al testo sulle miserie di coppia di August Strindberg, da trasformare la Danza macabra in un personalissimo Play Strindberg. Rendendo quello spazio di tortura si rivela vero e proprio ring di box scandito in riprese. Franco Però riprende quella riscrittura, e la cuce addosso a tre bravissimi attori, per lo stabile di Trieste di cui è direttore. Franco Castellano è l’ufficiale vecchio e suonato che fa precetto dei propri tic e delle proprie bugie, Maria Paiato è la moglie, artista frustrata e reclusa nella gabbia borghese, che governa tempi e aperture del dramma, compunta e sferzante da suscitare spesso la risata del pubblico. Maurizio Donadoni è l’elemento «di disturbo», il cugino che torna e che certo con la donna a suo tempo trescò.
Play Strindberg (all’Eliseo fino a domenica 21) è un solido meccanismo teatrale, privato specchio deformante di paure e rimpianti di Dürrenmatt , e dello spettatore, seppure l’evocazione suoni un poco straniata e ansimante oggi: per famiglie arcobaleno, rischia il fascino delle foto d’epoca.