Il duro rapporto sul Venezuela presentato ieri dall’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet deve aver deluso profondamente il governo bolivariano. Dalla sua visita a Caracas dal 19 al 21 giugno scorso Maduro si era infatti aspettato molto, contando di riuscire a mostrarle tanto il terribile impatto delle sanzioni sulla situazione economica del paese quanto gli sforzi del governo per proteggere la popolazione dalla crisi. Nulla di questo, tuttavia, si trova nel rapporto.

Neppure un cenno viene fatto al nefasto embargo imposto dagli Usa, malgrado fosse stata la stessa Bachelet, al termine della visita, a esprimere preoccupazione per il fatto che le «sanzioni imposte quest’anno dagli Stati uniti» stessero «esacerbando e aggravando la preesistente crisi economica».

Svanita come per incanto tale preoccupazione, il documento dà spazio unicamente ai crimini e misfatti del governo, ponendo l’accento sulle «gravi violazioni dei diritti economici e sociali» in atto nel paese ed evidenziando «l’erosione dello stato di diritto e lo smantellamento delle istituzioni democratiche».

Ma il rapporto dell’Alta commissaria punta il dito anche contro la strategia governativa «mirata a neutralizzare, reprimere e criminalizzare l’opposizione», attraverso minacce, detenzioni arbitrarie, violenze sessuali e di genere, esecuzioni extragiudiziali (5.287 i casi registrati), oltre all’abituale ricorso alla tortura da parte del servizio di intelligence e del controspionaggio militare. Non pervenute, invece, le violenze commesse dall’estrema destra con le famigerate guarimbas del 2013, del 2014 e del 2017.

Contro la condanna a tutto campo espressa dal rapporto, perfettamente in linea con le posizioni del Gruppo di Lima e degli Stati uniti, il governo Maduro ha reagito duramente, denunciandone la visione «distorta, selettiva e chiaramente parziale». E, rivendicando la preminenza dei diritti umani nell’ordinamento giuridico venezuelano, ha respinto le accuse presentando ben 70 osservazioni critiche.

In particolare, il governo ha sottolineato come il documento abbia omesso tutta la documentazione ufficiale fornita durante la visita, accogliendo invece abbondantemente le informazioni trasmesse dall’opposizione. «È preoccupante – ha evidenziato – che l’82% delle persone intervistate risieda fuori dal paese». E se «innumerevoli» appaiono, nel rapporto, «le imprecisioni, gli errori, le decontestualizzazioni e le false affermazioni», colpisce la totale mancanza di riconoscimenti nei confronti delle conquiste realizzate dal governo in materia di diritti umani, a cominciare da un investimento nelle politiche sociali pari al 75% del bilancio dello stato.

Nulla dice il documento sulla gratuità del sistema educativo e sanitario, sull’universalità del sistema pensionistico, sulle missioni sociali. Ma neppure – rispetto alle accuse di violazioni dei diritti umani – sui 292 casi di incriminazione, tra il 2017 e il 2019, ai danni di 388 funzionari delle forze di azione speciale della polizia nazionale bolivariana, accusati di omicidio, maltrattamenti e violazioni di domicilio.