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«Durerò fino al 2025», ma Scholz è appeso al voto in Brandeburgo

«Durerò fino al 2025», ma Scholz è appeso al voto in BrandeburgoIl cancelliere Olaf Scholz foto Ap

Vento dell'Est Se il Land perderà la storica guida Spd, per il cancelliere sarà l’inizio della fine al di là della scadenza naturale del mandato

Pubblicato 15 giorni faEdizione del 22 settembre 2024

Ha ripetuto che il suo governo «durerà fino al 2025», che il Brandeburgo «non diventerà un’altra macchia nera» sulla mappa della Germania, che la Spd «tornerà a essere il partito votato dalla maggioranza dei tedeschi».

Nessuno, neppure nel suo inner-circle, sa realmente cosa farà questa sera il cancelliere Olaf Scholz alla luce dello spoglio finale che sancirà comunque lo strepitoso boom di Afd, attualmente appaiata ai socialisti nei sondaggi a quota 28%.

DI SICURO però le sue non sono le parole di chi sembra deciso a fare un passo indietro in caso di sconfitta, al contrario del governatore del Brandeburgo, Dietmar Woidke, che invece ha le valigie pronte se perderà la sfida con i fascio-populisti.

Al voto oggi fino alla chiusura seggi fissata alle 18 sono attesi quasi 2,2 milioni elettori. Chiamati ufficialmente a rinnovare il Parlamento locale in pratica si esprimeranno sull’ennesimo referendum sul leader Spd: il politico meno amato nel Paese, sopportato sempre più a fatica dagli iscritti, la cui forza ormai si limita all’appoggio incondizionato della segreteria Spd che si ostina a rinnovargli la fiducia dopo ogni debacle elettorale nonostante le puntuali promesse di «profondo dibattito interno» sulla sua leadership.

SOLO I GIOVANI socialisti gli hanno posto il chiaro aut-aut: o la Spd fa sentire il peso specifico all’interno della coalizione Semaforo, attuando il suo programma sociale e disallinendosi dall’austerity imposta dai liberali, oppure «il partito è destinato a perdere». Mentre Woidke si è ben guardato da mostrarsi vicino a Scholz rifiutando la photo-opportunity con lui e preoccupandosi anzi di scindere il più possibile la sua partita politica dalla sorte riservata al leader Spd.

IL VERO PROBLEMA per Scholz è proprio Woidke: se il governatore stasera non arriverà primo alle urne non sarà disposto a formare una coalizione di governo, e se il Brandeburgo perderà la storica guida Spd per il cancelliere sarà politicamente l’inizio della fine al di là della scadenza naturale del mandato.

L’unico modo per mantenere il potere a Potsdam per la Spd sarebbe la riedizione dell’attuale alleanza con la Cdu (sempre che quest’ultima non apra ad Afd) visto che il terzo partner della coalizione di Woidke sono i Grünen pericolosamente sul filo del 5% coincidente con la soglia di sbarramento al Parlamento. La loro speranza è il voto utile ricevuto dagli elettori Spd nelle circoscrizioni in cui i Verdi sono più forti e viceversa: per questo i candidati ambientalisti hanno incollato anche i poster della Spd con la speranza di vincere almeno un mandato diretto in una circoscrizione: unica altra possibilità per non scomparire dal Landtag.

OLTRE ALLA SPD e Afd la certezza di entrare in Parlamento vale solo per la Cdu quotata al 14% e l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) data al 13%. Per la Linke invece sarà impossibile poter contare qualcosa. Finora è sempre stata rappresentata in Parlamento e ha pure governato nel primo Gabinetto di Woidke. Ma oggi vale solo il 4% e visto il veto della Cdu ad allearsi con i «comunisti» perfino in caso di exploit ha zero speranze di partecipare a una coalizione.

Il copione delle urne del Brandeburgo sembra dunque scritto. A esclusione della parte di Bsw, unico outsider di queste elezioni. La fulminea crescita di Sahra Wagenknecht potrebbe spalancarle per la prima volta le porte del governo di un Land. Spd e Bsw non escludono la reciproca cooperazione e perfino la Cdu ha fatto sapere che non sussiste incompatibilità fra due soggetti politicamente agli antipodi ma entrambi «conservatori».

IL LEADER DEL BSW in Brandeburgo, Robert Crumbach, ha già reso note le sue condizioni per partecipare al governo: «Il Brandeburgo deve inviare un chiaro segnale al governo Scholz che ci sarà perlomeno la “pace in Russia”», intesa non come fine della guerra in Ucraina ma come stop agli attacchi diretti in territorio russo.

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