Dumb Type 2022. Basta il nome del collettivo artistico giapponese, fondato a Kyoto nel 1984 da Takatani Shiro (1963) e Furuhashi Teiji (1960-1995), a risvegliare nostalgie, emozioni ed entusiasmo nei tanti appassionati di quel Giappone d’avanguardia e sperimentale che già hanno conosciuto le performance tecnologiche dei Dumb Type negli anni ottanta e novanta della Bolla. Il loro nome esprime di per sé la voglia di rompere le forme e le gerarchie e infatti non solo i membri del gruppo cambiano, moltiplicandosi o riducendosi a seconda del progetto da realizzare, ma i loro progetti sono frutto di una creatività democratica, di lunghe notti spese discutendo e lanciando idee a ruota libera che alla fine trovano forma in installazioni e performance sempre diverse dove le varie specializzazioni artistiche e scientifiche si integrano.

NEL PADIGLIONE Giappone 2022 si sente la maturità raggiunta dal gruppo presente per l’occasione con dieci componenti: Takatani Shiro e il famoso musicista e compositore Sakamoto Ryuichi – che ha contribuito con la base sonora Playback registrata per l’installazione alla Haus der Kunst di Monaco che inaugura il prossimo maggio -, Furudate Ken, Hama Satoshi, Shiraki Ryo, Hara Marihiko, Tomari Hiromasa, Minami Takuya, Sora Norika e Takatani Yoko, oltre ad altri 16 artisti vicini a Sakamoto, autori delle registrazioni ambientali realizzate in diverse città del mondo, montate nella traccia sonora che per un’ora trasporta il pubblico in una dimensione diversa anche grazie alla sonorità creata dalle casse verticali rotanti che muovono il suono nello spazio buio del Padiglione. Alle pareti è una proiezione di luce al laser rossa, alternata a fasci e spot di luce bianca, a creare una sorta di linea d’orizzonte sviluppata su cinque righe che scorre ora come segno ora come testo.

Brevi frasi interrogative come quelle che si trovano nei libri «dei perché» per bambini o nei sussidiari di scuola: «Da dove nascono i vulcani?», « Quanti oceani ci sono?», «Cos’è un fiume?», sollevano quesiti universali sull’origine di fenomeni legati alla natura e alla geografia, ma la cosa interessante è sapere che sono frasi estrapolate da un testo di geografia americano degli anni cinquanta dell’Ottocento quando ancora del mondo e dell’universo vi era poca conoscenza rispetto alle possibilità di osservazione e analisi offerte oggi dalla tecnologia (si pensi solo alla fotografia aerea e alle missioni spaziali che permettono una visione totale del globo terrestre). Una volta tolto il riferimento specifico territoriale, americano in questo caso, le domande sembrano essere sempre le stesse in qualsiasi testo del mondo e fanno riflettere sulla nozione di Paese, di confine e sul nostro rapporto con il mondo.

LO SCORRIMENTO del testo alterna la proiezione di immagini di nuvole in movimento che, come sottolinea Takatani, rimangono leggibili come tali seppur divise in pixel su cinque righe con un effetto sfocato come quello che si ottiene dal riflesso di un paesaggio sull’acqua. Il Padiglione è stato concepito come una stanza per il tè (chashitsu) tanto che per mantenerne la spazialità quadrata l’entrata è stata spostata lateralmente, mentre il vetro quadrato al centro della stanza – caratteristico dell’architettura del Padiglione – che dà sul piano terra esterno è stato rinforzato nel suo essere «vuoto» (mu) attraverso l’uso di pareti a specchio che ne riverberano la profondità. Un’immagine evocata – dice Takatani – anche dall’esperienza intensa di spazio e tempo vissuta qualche anno prima con Sakamoto Ryuichi durante un improvviso scroscio di pioggia sceso mentre si trovavano nella stanza da tè del tempio zen Shinjuan del complesso Daitokuji a Kyoto. Un’installazione ambientale rarefatta e raffinata, ad alta tecnologia ma di forte richiamo alla natura e all’interiorità che non offre il fianco al mordi e fuggi dello scatto instagrammabile.