Duemila euro per tornare a casa. E’ quanto l’Unione europea promette ai migranti che si trovano a vivere nell’inferno dei centri profughi sulle isole dell’Egeo. Ad annunciarlo è stata ieri il commissario europeo per gli Affari interni Ilva Johansson al termine della sua visita in Grecia, dove ha incontrato il premier Kyriakos Mitsotakis. Si tratta, però, di un’offerta a tempo limitato e riguarderà solo coloro che sono arrivati nel Paese prima del 1 gennaio 2020. «Per un periodo di un mese offriremo l’opportunità ai migranti che oggi si trovano nei campi delle isole greche di aderire al programma di rimpatrio volontario nel loro Paese di origine», ha spiegato Johansson.

Non si tratta di una novità. Da tempo l’Oim organizza rimpatri volontari dei migranti sia dalla Libia che da altri Paesi offrendo denaro. Generalmente si tratta di piccole somme che nei Paesi dai quali provengono i migranti possono però rappresentare un’occasione per avviare un’attività. I duemila euro offerti adesso dall’Unione andranno a sommarsi ai 370 offerti già oggi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a quanti aderiscono al programma di rimpatri. E sempre l’Oim si occuperà dei viaggi di ritorno dalla Grecia in collaborazione con l’agenzia europea per le frontiere Frontex. I rimpatri si aggiungeranno inoltre ai 10 mila trasferimenti sulla terraferma decisi da governo greco per decongestionare i campi delle isole.

Intano sembra procedere il programma di trasferire alcuni delle migliaia di minori presenti nei campi profughi. Si tratta di 1.600 bambini che necessitano di cure e minori di 14 anni non accompagnati per i quali sette Stati si sono detti disponibili ad aprire le proprie porte. L’iniziativa è nata nell’ultimo vertice dei ministri dell’Interno dell’Unione su iniziativa del tedesco Horst Seehofer e prevede la creazione di un gruppo di «Paesi volenterosi» che accettano di accogliere almeno i minori, sottraendoli così alle condizioni di vita disumane in cui sono costretti a vivere sulle isole Secondo Save the Children su 10 migranti almeno 4 sono bambini e quelli soli sarebbero almeno 5.000.

La crisi dei migranti ha fatto rialzare notevolmente la tensione tra Grecia e Turchia. Due giorni fa le forze speciali di Ankara hanno sparato contro un mezzi militare greco al valico di Evros, lungo il confine terrestre , mentre nei pressi dell’isola di Kios una nave turca ha speronato una motovedetta ellenica. Ieri, invece, lo Stato maggiore dell’esercito di Atene ha accusato due F-16 turchi di aver violato lo spazio aereo greco sorvolando l’isola di Strongyli, nell’Egeo meridionale. Per Mitsotakis la Grecia si troverebbe a far fronte a «una minaccia asimmetrica» da parte della Turchia ai suoi confini terrestri e marittimi.

Tutte vicende che di certo non rendono più semplice il lavoro diplomatico con cui si cerca di trovare una soluzione alla crisi dei migranti provocata da Erdogan. Martedì il presidente turco incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. Anche se i due leader europei hanno atteggiamenti diversi nei confronti di Erdogan L’incontro servirà comunque a preparare il terreno per il nuovo vertice Turchia-Ue previsto per il 26 marzo a Bruxelles nel quale dovrebbero essere presentati anche le conclusioni del lavoro comune che in questi giorni l’alto rappresentante della politica estera dell’Ue Josep Borrell ha svolto con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu su come mantenere l’accordo sui migranti siglato nel 2018.