Un’assenza che tale non è. Perché se è vero che dal 1978 tassativamente non mette più piede su un palcoscenico, men che meno in tv, la carriera artistica di Mina dal 1978 ad oggi è una costante e bulimica scansione di uscite discografiche. Album doppi (fino al 1995) poi singoli, antologie in una tale diversificata direzione artistica che ingloba il jazz, quanto il pop, toccando la classica arrivando al rock d’autore (le recenti collaborazioni con Boosta e Manuel Agnelli). Ora, complice la crisi che ha distrutto l’oggetto disco, l’entourage di Lugano pare concentrarsi su produzioni, mirate, chiamiamole di nicchia. Come l’album monografico jazz dello scorso natale, American 12 songbook, uno (sembra) analogo in uscita sempre sotto le feste tanto che il progetto di nuovi materiali ’pop’ è stato posticipato al 2014. Lavori sofisticati e in parallelo il recupero di materiale antologico del passato mazziniano che si estende lungo cinquantacinque anni di carriera.

Il primo frutto, ma altri sono previsti in futuro, è un cofanetto extra lusso a tiratura limitata InDVDbile (ben accolto dal mercato, da cinque settimane al vertice delle classifiche dei dvd più venduti) contenente in quattro dvd le riedizioni con extra di Mina nei caroselli Barilla, il live dalla Bussola del 1972 (l’unico ufficiale mai pubblicato), il Mina in studio 2001 – riapparizione in internet della divina all’opera negli studi di Lugano, e infine – ecco la vera novità – la pubblicazione degli spot della Tassoni, finora mai raccolti in un’unica emissione. L’idea – ha spiegato Massimiliano Pani – è che la diva cremonese ha deciso di dedicarsi personalmente al riordino degli archivi per evitare – scherza il figlio di Mina, ma non troppo – che altri lo facciano.
Quindi tiratura limitata, cura nei dettagli, restyling di primordine (anche se i bassi nei caroselli Tassoni sono forse troppo pompati…) e una copertina – come spesso le accade – geniale. Griffata Mauro Balletti, è un fotomontaggio di Mina ispirato al celebre bacio di Klimt. Un fil rouge che in qualche modo permette di raccontare la carriera della cantante cremonese fuori dagli anni televisivi in Rai, nei quali la sua presenza è – quasi – totalizzante e non può essere ignorata da chi si occupa di pubblicità.

La Barilla ne intuisce il potenziale deflagrante e la mette sotto contratto. Non sono caroselli, ma piccoli film aperti dalla lunga mano della cantante accarezzare sinuosa pacchi di pasta, spiegando che «dietro ogni massaia c’è una donna». Ergo: si può mangiare carboidrati ed essere sexy. Valerio Zurlini gira forse quelli più belli – compresi nel dvd con degli extra, piccole gemme in bianco e nero del 1965. Il gioco dell’amore impossibile sottolineato dalle inquadrature che squadrano Mina dall’alto in basso, in location mai prevedibili – celebre quella sui tetti al Palazzo della civiltà del lavoro di Roma. Ripetuti mutamenti di look; dai capelli corti dei primi cicli di caroselli alla vamp dalle cotonature impossibili di quelli successivi, curati da Duccio Tessari e Antonello Falqui.

Le trasformazioni visuali di Mina sono ancora più evidenti nei caroselli Tassoni – di fatto gli ultimi. Capelli biondo platino, magrissima, è la sua ultima apparizione «ufficiale» fissata nello show di Falqui – Milleluci ne 1974. Negli short interpreta molti dei suoi hit, Grande grande grande, E penso a te, Non gioco più, E poi, Fiori rosa fiori di pesco. Tra le fontane di Villa d’Este, i riflessi del Lago, da un battello con orchestra ai vicoli di Sirmione nel bresciano. Il cofanetto – arricchito da un libro con decine di foto, molte inedite, chiude con l’ultima apparizione video di Mina- quella che nel 2001 bloccò la rete prima di diventare oggetto di culto in dvd nel novembre dello stesso anno.

Girato interamente negli (ex) studi di Lugano, il doc presenta Mina all’opera durante le incisioni in sala; lungo chignon, dimagrita e con l’inseparabile sciarpa nera che le protegge la gola. Canta i classici di Modugno, gli evergreen americani e per la prima volta in questa riedizione la ascoltiamo in un classico sudamericano, La barca, e in Blue moon. Chicche per impreziosire la raccolta. Per molti, dodici anni fa, l’ipotesi ritorno in carne e ossa su un palcoscenico non era più così impossibile. Per i più realisti un documentario che spiegava – una volta per tutte – le ragioni di un ritiro senza possibilità di ritorno.