Avevamo già visto uccisioni in diretta, decapitazioni, suicidi, assalti, ma ancora non avevamo visto uno psyco-killer americano in azione ripreso da sé medesimo. Questo è lo scoop mondiale che ieri, grazie ad uso sapiente dei social media, ha fatto Vester Lee Flanagan II, «uomo infelice» ma anche «reporter dotato di un certo talento e di esperienza» per come lo descrive un suo diretto superiore, Jeff Marks, general manager dell’ultima tv per cui Flanagan ha lavorato.

Ieri mattina Flanagan, colmo di rancore per essere stato licenziato, si è avvicinato a una troupe della tv WDBJ7 che stava facendo un’intervista sulla terrazza panoramica di un centro commerciale a Moneta, in Virginia, e ha ucciso una ex collega, Alice Parker di 24 anni e Adam Ward di 27, il cameraman. Ma non si è accontentato delle prime pagine locali. Se nella destra impugnava una pistola automatica, nella sinistra ha imbracciato una piccola telecamera digitale.

Ha registrato tutto: il suo lento avvicinarsi alla scena del delitto, gli attori ignari della tragedia, i suoi ex colleghi che lavoravano in atteggiamento disteso intervistando la locale presidente della Camera di Commercio Vicki Gardner che parlava di turismo, ha scelto a quel punto di far spuntare la canna della pistola nella sua mano in un angolo dell’inquadratura, ma ha aspettato che Adam, il cameraman, concludesse ripresa panoramica d’affaccio sul lago Smith Montain, e solo allora ha colpito, mantenendo ferma l’inquadratura, sull’espressione di terrore – occhi sbarrati e bocca spalancata – della bionda Alison.

Quindi, con grande sangue freddo, ha postato il video su Facebook e Twitter. Un perfetto lavoro multitasking, di quelli che gli editori raccomandano come nuova frontiera della professione giornalistica. La diretta televisiva si era nel frattempo interrotta bruscamente con gli spari e la linea è passata automaticamente alla giovane annunciatrice della trasmissione del mattino della Wdbj, che esterrefatta, ha iniziato a balbettare: «Non siamo sicuri di aver capito cosa è successo lì». L’ultimo fotogramma impresso dalla telecamera caduta dalla spalla del defunto Adam Ward ritraeva lui, l’attentatore, talmente pallido da non sembrare afroamericano, vestito di scuro, con la pistola in una mano e la videocamera nell’altra. La sua foto segnaletica.

La polizia della Virginia non ha impiegato più di poche decine di minuti a ricostruire l’identità del killer. A bordo della sua auto si stava allontanando dal centro commerciale sulla Interstate66.

Quando si è visto inseguito da una selva di auto lampeggianti, Vester Flanagan ha sparato contro se stesso, senza riuscire però a uccidersi. Nel frattempo era riuscito a scrivere un paio di messaggi dal suo profilo per spiegare il gesto. «Alice faceva commenti razzisti. L’hanno assunta per questo?», ha postato. Quanto all’altra vittima, Adam, lo ha accusato di essersi lamentato di lui andando a parlare con il capo del personale una volta che avevano lavorato insieme.

Flanagan aveva denunciato di essere vittima di discriminazioni razziali sia quando lavorava nel circuito della tv Nbc in Florida, nei primi anni zero, sia più recentemente alla Wdbj. La prima causa si era chiusa nel 2001 con accordo extragiudiziale, nel luglio dell’anno scorso invece la sua denuncia era stata archiviata. La sua intera storia, un plico di 23 pagine, è arrivata via fax la notte scorsa al network concorrente, la Abc New, che lo ha consegnato alla polizia.

Gli account di Flanagan, che usava il nickname di Bryce Williams sono stati bloccati, i suoi video – anche quello, silenzioso, pubblicato una settimana fa, nel quale si vede mentre va ad acquistare l’arma per il delitto – sono stati rimossi dai social. Ma la memoria della rete li ha comunque archiviati.

Le condizioni fisiche di Flanagan sono considerate gravissime. Dalla Casa bianca i commenti, oltre a commemorare le vittime, segnalano con un implicito disappunto, come il Congresso Usa non abbia voluto regolamentare il commercio delle armi per ridurre i casi di violenza, anzi di psico-violenza, come questo.