Nell’attuale congiuntura segnata dall’emergenza ecologica, sentiamo di dover giocare e vincere due partite tra loro collegate: quella della tassonomia UE e quella della riscrittura del Piano nazionale integrato economia e clima – PNIEC. Non possiamo ignorarle perché sono già in corso e hanno una intima connessione. Due partite che andranno a chiudersi al massimo nel luglio 2022, con un voto al Parlamento europeo preceduto da quello al Parlamento italiano.

La sfida, che avrà un esito prima delle conclusioni sulla tassonomia, è già in corso e va a compimento entro aprile: essa riguarda il PNIEC, che va rivisto, rimodulando la “Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra” (STL), ed anche il “Piano per la transizione ecologica” (PTE).

Il ritardo messo in atto dal Ministero della Transizione Ecologica nell’affrontare misure indifferibili fa parte di una strategia di attesa per rendere praticabile alla fine solo il rilancio del modello fossile.

In Europa il Parlamento può e deve respingere la tassonomia pro-nucleare e pro gas

  • Intanto si va acutizzando il conflitto sulla tassonomia UE, che, secondo la Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen, dovrebbe, in base all’atto delegato varato il 2 febbraio 2022, includere gas e nucleare tra le “energie sostenibili” verso cui privilegiare i finanziamenti sia pubblici che privati (con garanzia pubblica).

Il Parlamento europeo con 353 no – la maggioranza assoluta – può e deve respingere l’atto del Consiglio. Il voto degli eurodeputati, in rappresentanza delle realtà locali estromesse dalle lobby del gas e dell’atomo, deve diventare l’obiettivo di una grande articolata e informata mobilitazione, sapendo che, si parte da una quota non disprezzabile di 250 oppositori dichiarati e da posizioni profondamente differenziate tra i governi e una evidentissima contrarietà della maggioranza del mondo scientifico.

Riscrivere il PNIEC contro il greenwashing per non dare spazio a nucleare e fossili

Dobbiamo riportare alla riscrittura del PNIEC e all’opposizione alla tassonomia innanzitutto le mobilitazioni locali, promuovendo la piena consapevolezza del grande sforzo necessario ad una trasformazione vera, oltre i facili tentativi di greenwashing, di cui abbiamo assaporato l’insidiosa perfidia perfino al festival di Sanremo con il cane a sei zampe ENI ricolorato di verde.

Il Governo italiano ha anticipato con un documento ufficiale addirittura la richiesta di maggiori quote di emissioni di metano e fatto trapelare una riapertura alle tematiche dell’atomo. ll Governo e il MITE devono diventare controparti di lotte popolari convergenti e il più possibile unificate che si propongano un’autentica conversione ecologica: perché quello che constatiamo, nell’assemblaggio incoerente di politiche di bilancio, PNRR e prese di posizione in sede europea, è l’assenza di un serio disegno di attuazione.

All’interno del PNIEC, resistendo alle sirene provenienti dai vertici di Bruxelles, dovrà innanzitutto essere ribadito che di nucleare non si parla; ed in secondo luogo che il gas fossile va considerato una fonte residuale da cui bisogna fuoriuscire allo stesso modo che si è fatto con il carbone.

Ragion per cui i sussidi ambientalmente dannosi (SAD) vanno tendenzialmente eliminati, e va rimodulato subito il capacity market in modo che rifletta condizioni di mercato eque per le fonti rinnovabili.

Il sostegno alle comunità energetiche, accompagnato da politiche per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, va considerato la leva fondamentale di azione per la transizione ad un modello energetico ed economico rinnovabile che trasformi la crisi climatica in opportunità.

Il Governo, oltre a ribadire in sede europea la contrarietà dell’inserimento del nucleare anche per rispetto dell’esito di due referendum, dovrà dare mandato alle aziende pubbliche e/o a partecipazione statale, in particolare alle principali, Eni ed Enel, di strutturare le rispettive strategie aziendali nell’ottica dell’interesse nazionale e della conversione energetica complessiva.

Il 12 febbraio aprire una vertenza con caratteri di concretezza

Le due “partite”, PNIEC e tassonomia UE, vanno infine accomunate in un unico “campionato” della conversione ecologica: vogliamo giocarle da protagonisti anche proponendole come posta concreta di lotta per la protesta e le proposte di alternative da parte dei territori, così da misurare il successo delle istanze ecopacifiste di cui siamo portatori.

Per questo sabato 12 febbraio partecipiamo alla mobilitazione nazionale, invitando a costituire localmente, nelle varie città, unitariamente cogli altri soggetti promotori, tende, incontri, manifestazioni creative e in stretto rapporto con lavoratrici, lavoratori studentesse e studenti. Cominciamo quindi a riconsegnare alle cittadine e ai cittadini la speranza di diventare strumenti di una campagna di informazione e di sensibilizzazione ed anche di una democrazia che dà dignità e senso ai conflitti portati alla luce del sole.

 

Mario Agostinelli – Associazione Energia felice

Alfonso Navarra – Disarmisti esigenti 

Antonia Sani e Patrizia Sterpetti – WILPF Italia

Con l’adesione di: Luciana Castellina, Eleonora Evi, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Luigi Mosca, Guido Viale.

Si sottoscrive online su: https://www.petizioni.com/eurodeputatinonuke