Leggo su The Spectator che il presidente francese Emmanuel Macron ha conferito a Michel Houellebecq il prestigioso riconoscimento della «Legion d’onore», dopo che lo scrittore, pur credendo nelle istituzioni, si era lagnato, dormendo sul divano della casa del presidente francese, di non aver ricevuto finora nessun riconoscimento ufficiale. La liaison tra Macron e lo scrittore dura da quando lo aveva votato.

«Serotonina», il settimo romanzo di Houellebecq ha venduto in Francia più di trecentomila copie e la critica lo ha accostato alle proteste dei gilets jaunes, per il capitolo riguardante il profondo disagio degli allevatori di mucche e i loro frequenti suicidi.

Il protagonista assoluto del romanzo è un funzionario del Ministero dell’Agricoltura che si avvicina alla cinquantina, alle prese con i suoi disastri sentimentali con una giapponese che lo tradisce a ripetizione con violente partouze, anche con cani.

Si chiama Camille quella da cui è stato amato, un’attrice fallita, che ha tradito per il «culetto» di una ragazza nera. Ingoia diversi antidepressivi, che però gli negano la tanto agognata erezione che fa il paio con la decadenza della borghesia francese e della sua industria alimentare. Un amico del protagonista, grande proprietario terriero normanno, protesterà insieme ai suoi trattori contro la polizia, avendo la peggio. Tuttavia il funzionario, disprezza quelli che chiama volta a volta «culattoni, froci, finocchi», temendo di diventare uno di loro…

Classista, cinico e desolato si licenzia e vive in alberghi di lusso, quei pochi che non gli proibiscono di fumare.

Dentro di lui però alberga un fine lettore di classici della filosofia, della grande narrativa e della poesia di tutti i tempi, da Platone a Baudelaire, non disdegnando le scrittrici contemporanee. Per queste sue preferenze il funzionario è poco verosimile, anche in Francia. Lo scrittore non è riuscito del tutto a sdoppiarsi. Sorprendenti i suoi attacchi a Marcel Proust e a Thomas Mann, visti come individui sessualmente ambigui. Detto tutto il protagonista, come altri della sua narrativa, si rivela anche razzista, preso com’è dal denaro, disprezzando la massa.

Altro che gilets jaunes, «Serotonina» non ha anticipato un bel nulla. Un medico gli propone di filare in Thailandia con una tredicenne, smettendo quell’antidepressivo che lo ha tanto ammosciato.

«Serotonina» non è un capolavoro come strilla la bandella dell’editore, assomiglia piuttosto a un romanzo medio, molto lontano da quelle «Particelle elementari» che lo aveva consacrato.
Macron e Houellebecq, due furbi patentati, che proprio nel momento della loro incrinata popolarità, si sono appoggiati l’un l’altro. Niente a che vedere comunque con De Gaulle e Malraux. Altri tempi.