Valeria Golino è passata dal Miele all’Euforia, senza prendere troppo le distanze dalla malattia che rende fragili. Questa volta protagonisti sono due fratelli. Matteo (Riccardo Scamarcio) creatore di eventi, cocainomane, gay, gaudente, vive sotto effetto di quell’euforia indotta dal denaro che ti permette sempre tutto. Ettore (Valerio Mastandrea) è fatto di un’altra pasta, insegna ancora al paese, è sposato senza entusiasmo, ha un’amante che ha mollato per mancanza di coraggio, insomma si lascia scorrere addosso la vita. Che ha però altri disegni, perché Ettore non sa di essere malato, molto malato, praticamente terminale.

E NON LO SA perché Matteo glielo ha nascosto, non vuole accettare quella realtà. Così la nega a modo suo, vorrebbe che anche il fratello godesse del suo benessere. Ettore pur non avendo bisogno di superattici e di denaro, si lascia però portare dalla corrente di frenesia di Matteo. Così, la carica di empatia che lo sfortunato Ettore è in grado di suscitare rende anche l’interpretazione di Mastandrea tra quelle da custodire con cura, come la contraddittoria apparizione del personaggio interpretato da Jasmine Trinca. Per come dirige anche Scamarcio e Isabella Ferrari, Golino dimostra grande sensibilità nell’accompagnare i suoi colleghi attori, ogni tanto invece, si fa prendere la mano dalle situazioni portandole a un’inutile esasperazione, resta però l’idea che ormai sia in grado di affrancarsi dal sapore un po’ mélo dei suoi due primi film.