Si parla molto di anima, in questi giorni, a proposito del governo e della maggioranza politica che lo sostiene. Usciamo dalla vaghezza e dalle metafore parareligiose, per affermare che si tratta di un diffuso bisogno di scelte etico-politiche che indichino una direzione strategica.

Faccio un esempio positivo. Il voto del Senato con cui è stata istituita la commissione riguardante l’odio pubblico, e come vi si possa porre rimedio, proposta dalla senatrice Segre, manifesta una scelta di questo tipo da parte della maggioranza governativa. Il voto di astensione (che al Senato vale come contrario), non tanto della Lega, che della politica dell’odio fa il suo pane quotidiano, quanto delle altre componenti di destra, dimostra che, anche da questo punto di vista, una differenza tra sinistra e quella destra permane.

Vediamo, invece, quali sono le sfide aperte. Sabato, in mancanza di un atto governativo e/o parlamentare in senso contrario, si rinnova un accordo con la Libia che costituisce una condizione essenziale per la continuità di un’azione della guardia costiera libica, sostenuta da denaro del contribuente italiano, che pone i migranti in mare di fronte alla scelta tra morire nelle onde o essere destinati a campi di concentramento con un destino che molti di loro ritengono peggiore della morte. Campeggia nelle fila della maggioranza una “soluzione” che equivale ad una resa di fronte all’esistente: non denunciamo l’accordo – sarebbe destabilizzante, sostengono molti Cinque Stelle ed alcuni Pd, tra cui Marco Minniti, padre di questa politica – per poi introdurre delle modifiche. Che nel frattempo non sono operative, come denuncia Unhcr che, insieme con le ONG, continua a dichiarare quel porto insicuro.

Non è difficile rovesciare il ragionamento rispettando una logica ad un tempo etica e politica: disdire quell’accordo perché incompatibile con le condizioni, che vanno messe in atto con urgenza: ingresso e gestione dei campi da parte di Onu (cioè Unhcr e Oim), Unione africana, Unione europea, in attesa della costituzione di corridoi garantiti di accesso per gli aventi diritto di asilo. Anche un modo per far emergere interlocutori qualificati nella Libia che ha subito una guerra oggi senza padri. Nel frattempo, pieno sostegno a chiunque salvi vite umane, da destinare tempestivamente a porti sicuri, d’intesa con gli stati che si sono già dichiarati disponibili.

Faccio un altro esempio. Lo ius soli per gli immigrati nel nostro paese, come premessa necessaria di un ius culturae come parte integrante di un processo d’integrazione giusto e necessario.

Lo sappiamo, la politica è la politica. In una democrazia parlamentare servono maggioranze che sono frutto di interessi, ambizioni, culture diverse, oggi riconducibili a partiti, in quanto tali, sempre più deboli. La logica del male minore, se esce dalla porta, rientra dalla finestra. Ma è troppo chiedere un dibattito pubblico e trasparente, che affronti esplicitamente valori in gioco, senza il quale, non questa o quella parte, ma la stessa democrazia subisce una lenta agonia?