Il panorama veneziano è ormai completo, dopo la Settimana della critica e le Giornate degli Autori, con la presentazione che Alberto Barbera ha fatto del programma della Mostra del cinema (dal 28 agosto al 7 settembre) un cartellone assai vario con una linea sotterranea che condividiamo in pieno: «Non facciamo una mostra per il tappeto rosso». Affermazione arrivata nel finale, quando è emerso il consueto contenzioso con Toronto tra chi va a Venezia, chi in Canada, il festival dove più facilmente approdano i divi senza i quali le produzioni non mandano i film ai festival, star che non viaggiano senza almeno una cinquantina di personale al seguito, un bel costo di questi tempi anche per le produzioni americane, che preferiscono trasferte più contenute. Ma il divismo a Venezia si misura a colpi di nomi come James Franco, Terry Gilliam, Hayao Miyazaki, Gitai, Garrel e Wajda, Wiseman e Scola, Tsai Ming Liang, Paul Schrader: a scorrere anche solo velocemente il programma, sarà un viaggio nell’accogliente mondo dell’arte cinematografica con tutti i suoi risvolti più spericolati.

«Ci siamo presi i nostri rischi» afferma Barbera. Le quattro sezioni del festival, Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti e Venezia Classici (con i migliori restauri) propongono autori, esordienti, anche film di genere e quel sistema complesso che è diventato negli anni il documentario, da meritarne ben due in concorso: il primo è Gianfranco Rosi con Sacro Gra di cui il pubblico internazionale non coglierà immediatamente l’aspetto assai consueto della cintura stradale che circonda Roma, trasportato poi in una serie di storie inaspettate.

Secondo documentario in concorso è The Unkmow Kmow: The Time and Life of Donald Rumsfeld di Errol Morris, 35 ore di intervista (poi ridotte) concessa dal Segretario alla Difesa di Ford e poi di George W. Bush (per un’altra intervista, con McNamara sul Vietnam, Morris vinse l’Oscar). Dei diciannove film in concorso sei sono statunitensi, a Erroll Morris, James Franco con Child of God, si aggiungono la coproduzione di Glazer Under the Skin, Joe di David G. Green con Nicholas Cage, Night Moves di Kelly Reichardt con Dakota Fanning e Peter Sarsgaard e una promettente coproduzione con gli inglesi per il nuovo film di Terry Gilliam The Zero Theorem.

I film italiani a Venezia sono cinque: Gianni Amelio in concorso con L’intrepido con Antonio Albanese, in concorso anche Emma Dante con Via Castellana Bandiera interpretata dalla stessa grande regista teatrale e da Alba Rohrwacher. Nella sezione Fuori Concorso Ettore Scola con Che strano chiamarsi Federico, Costanza Quatriglio (Con il fiato sospeso), Mario Sesti e Teho Teardo (La voce di Berlinguer) in Orizzonti: Enrico Maria Artale (Il terzo tempo), Alessandro Rossetto (Piccola Italia), Andrea Segre (La prima neve), Valeria Allevi con il documentario Quello che resta. Dei centocinquanta film italiani arrivati alla selezione c’è stato spazio solo per pochi, ma è tuttavia sorprendente che nel nostro paese ci sia ancora una produzione, visti i tagli. Sdrammatizza Baratta («personalmente penso a una soluzione felice»), produttori, distributori, cineasti non la pensano affatto così.

Tra i film più fuori schema ci sono il remake giapponese di Unforgiven di Clint Eastwood (una rivincita dopo che il film nel ’92 fu bocciato dalla selezione veneziana, con grande sorpresa del regista): Yurusarezaru mono interpretato da Ken Watanabe, l’esordio alla regia di Agnès B., la stilista produttrice di Harmony Korine (lanciato dalla Settimana della critica), l’ultimo film di Edgar Reisz (5 ore) a completare la trilogia sulla Germania, un documentario cinese di tre ore sugli ospedali psichiatrici, un horror australiano di Greg McLean, Wolf Creek 2. Qualche sorpresa riserverà anche la corposa presenza del cinema inglese tra cui Stephen Frears in concorso con Philomena, mentre stranamente pochi sono i film latinoamericani, data la vasta produzione di alto livello: bisogna andare a vedere in Orizzonti per trovare il messicano La vida despuès di David Pablos e l’argentino Algunas Chicas di Santiago Palavecino. Film d’apertura è in ogni caso il regista messicano Alfonso Cuarón con il film di fantascienta Gravity (produzione Usa Uk) con Sandra Bullock e George Clooney.