Sono passati due anni dal più grave massacro della storia contemporanea egiziana: lo sgombero di piazza Rabaa al-Adaweya e al-Nahda al Cairo del 14 agosto 2013. In un solo giorno sono sparite tra le 800 e le 2 mila persone che protestavano contro la destituzione dell’unico presidente eletto del paese per mano dell’allora capo delle Forze armate Abdel Fattah al-Sisi. Dal golpe del 3 luglio 2013, il regime militare ha arrestato oltre 40 mila persone, imposto norme liberticide come le leggi anti-proteste, anti-ong e anti-terrorismo.

La repressione degli islamisti moderati ha bloccato il processo di transizione democratica in corso, l’opposizione politica è stata messa fuori legge, rafforzando l’identità transnazionale della Fratellanza che attraversa una fase di intenso scontro politico interno tra la leadership, ormai in prigione o in esilio, e la base, radicata nei movimenti giovanili.

Le migliaia di condanne a morte inflitte dal regime hanno trovato iniziale applicazione nei mesi scorsi. L’ex presidente Mohamed Morsi, arrestato senza accuse precise e senza rispettare le leggi in vigore, ha denunciato di aver subito cinque tentativi di avvelenamento e di essere tenuto in completo isolamento. Una delle manifestazioni più significative per ricordare i tristi momenti in cui la polizia ha fatto irruzione nei sit-in islamisti si è tenuta a Londra. Marce e ricordi delle vittime sono previsti a Istanbul, Khartoum, Kuala Lumpur.

Omar Abdel e Sara Said ricordano al manifesto la terribile alba di due anni fa. I loro familiari scoppiarono a piangere mentre al Jazeera annunciava la criminale invasione della piazza. «Non possiamo starli a guardare mentre muoiono, mamma», ci racconta Sara ricordando quei momenti. Sara e sua madre decisero così di partire da piazza Ramsis per Rabaa, il corteo diventava sempre più numeroso lungo la tangenziale sopraelevata che porta a Medinat Nasser. Iniziava la completa disumanizzazione di quei morti che sono stati cancellati dalla tv di stato egiziana e dalle cancellerie di mezzo mondo che negli ultimi due anni hanno dimenticato le speranze di piazza Tahrir e non vedono la repressione in corso.

Da allora ogni contestazione ha trovato la più dura repressione, ma a due anni da Rabaa sono finalmente tornate le proteste con le manifestazioni dei lavoratori contro la legge sul pubblico impiego che taglia i salari nelle amministrazioni pubbliche.