Due incendi consecutivi, che lasciano poco spazio alle interpretazioni. Nella notte tra il 23 e il 24 dicembre, e poi la notte di Natale, il centro sociale la Strada, nel quartiere Garbatella a Roma, ha rischiato di essere distrutto completamente dalle fiamme. Se dopo il primo incendio gli attivisti del centro sociale si erano dichiarati cauti sulle cause, dopo il secondo, nessuno sembra avere più dubbi. «C’è una matrice dolosa – ha raccontato Amedeo Ciaccheri, giovane consigliere indipendente di Sel in VIII municipio – siamo di fronte ad un’intimidazione violenta e di stampo mafioso nei nostri confronti. Il nostro impegno per il quartiere e per cambiare questa città infastidisce qualcuno. Da oggi invece sarà ancora più forte e le nostre attività si moltiplicheranno».
E’ il 1994 quando nasce la Strada. Un gruppo di studenti medi ed universitari apre le porte di un locale di proprietà comunale in via Passino, nel cuore di Garbatella. Sono anni di cambiamento nei movimenti: pochi mesi prima gli zapatisti con il passamontagna si erano rivelati al mondo, portando una nuova ondata di occupazioni, attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi. Da quel momento in poi il percorso della Strada non si è mai fermato, sono passate generazioni di attivisti, alcuni ci sono ancora, altri hanno preso altre direzioni. Sedici anni in movimento: le tute bianche e la lotta per la casa, il ciclo no global e l’esperienza di Action. Una comunità aperta quella della Strada, saldamente e orgogliosamente ancorata nella Garbatella «rossa», ma pronta sempre a mettersi in marcia per portare solidarietà in tutto il mondo: Palestina, Messico, Paesi Baschi, Kurdistan. Tutto questo patrimonio di lotte ha rischiato di andare letteralmente in fumo nella notte tra il 23 e il 24 dicembre, quando un incendio è divampato all’interno del centro sociale. Fortunatamente qualcuno passava di là e ha visto quanto stava accadendo, ma ci sono volute ore per i vigili del fuoco giunti a spegnere l’incendio. I danni si sono rivelati gravi ma non irreparabili, anche se la palazzina che ospita l’osteria e la Scuola popolare Piero Bruno è al momento inagibile. Tanti i dubbi sulla natura dell’incendio, se accidentale o dolosa, anche se gli attivisti erano stati cauti: «aspettiamo la perizia» avevano detto. La mattina dopo centinaia di persone erano passati a portare la loro solidarietà dal quartiere e da tutta la città: attivisti di altri spazi sociali, cittadini, rappresentanti delle istituzioni locali. La conferenza stampa si è trasformata in un irrituale abbraccio alla Strada e a chi la anima. Ci si è rimboccati le maniche, è partita la campagna di solidarietà e le iniziative in calendario del centro sociale sono proseguite, grazie alla disponibilità degli altri spazi del territorio e di altre occupazioni.
Poi quando lo shock sembrava superato e si pensava ormai ad andare avanti, ecco un secondo tentativo d’incendio la notte di Natale. Il fuoco è stato fermato sul nascere grazie alla segnalazione dei vicini, ma l’accaduto non lascia spazio ad interpretazioni. Increduli, la città e il quartiere hanno reagito: «non avevamo dubbi sulla risposta che avrebbe dato il nostro territorio – dice una giovane attivista, Natalia – ma siamo meravigliati e stupiti della grande partecipazione di tutta la rete dei centri sociali e della politica romana. Questo ci dimostra che quando il movimento è unito può trasformare anche una tragedia in un grande percorso di partecipazione e cambiamento». La cosa che appare davvero importante ora, è non fermarsi: «la solidarietà è davvero un’arma – racconta Giulia della scuola popolare, che aiuta circa cinquanta bambini a studiare e organizza diverse attività e laboratori – un progetto così importante per il territorio come la scuola popolare ha già trovato la disponibilità di molte associazioni per essere ospitato nelle loro sedi. L’importante non è avere uno spazio fisico ma essere utili ad una comunità e avere voglia di costruire».