Il debutto capitolino del brasiliano Dudu Lima Trio in una serata ad inviti a Palazzo Pamphilj a piazza Navona, ha messo sotto i riflettori il leader, bassista e compositore mineiro, figura poco nota in Europa ma ben accreditata nella vivace scena della MPB. Ascoltare il trio con Lima (bassi elettrici, arrangiamenti, direzione musicale), Ricardo Itaborahy (piano, tastiera, voce) e Leandro Scio (batteria) nella maestosa sala Palestrina, dominati dal severo sguardo del musices princeps», fa un certo effetto ma di sicuro non è la sede ideale: meglio un teatro o uno spazioso club con un pubblico più in sintonia come generazione e gusti sonori. D’altra parte il trio sta facendo un tour «istituzionale» per promuovere il suo ultimo cd Sons de Minas, disco registrato lo scorso anno in un parco ecologico dell’area di tutela ambientale della Serra de Ibitipoca, tra le montagne dello stato del Minas Gerais. Altri spazi, altre dimensioni.

IL RECITAL ha visto alcune composizioni del leader (Memórias, Rapadura è dura mas não è mole não), brani di Milton Nascimento (Vera Cruz, Club de Esquina 2) e di altri autori come il chitarrista mineiro João Bosco. Lima usa un basso «verticale» a quattro corde ed un altro «tradizionale» a sei. Lo strumento è fortemente amplificato, in rilievo pur nell’equilibrio del trio che ha un ottimo interplay. Il bassista, come è evidente all’ascolto, parte dalla lezione di Jaco Pastorius e la arricchisce dal punto di vista tecnico e melodico: passaggi ad accordi, doppie note, glissati, effetti percussivi ampliano a dismisura la tavolozza dello strumento. Ricardo Itaborahy alterna e doppia piano e tastiere, canta in modo efficace ed improvvisa con grande scioltezza; impeccabile il batterista Leandro Scio che alterna e fonde scansioni fusion e jazz al caleidoscopio dei ritmi brasiliani, usando spesso tempi dispari.

AL DI LA’ degli episodi meramente virtuosistici, la musica decolla soprattutto negli special a tempo velocissimo, quando il dialogo tra i tre musicisti si fa serrato pur mantenendo un aspetto melodico. Forse poche le dinamiche nel concerto, troppo «pieno», troppo teso ad esaltare la tecnica. È mancata, poi, quella che i brasiliani chiamano «parceria», cioè la condivisione con altri musicisti e che caratterizza anche la carriera di Dudu Lima, da Hermeto Pascoal al canadese Jean-Pierre Zanella, da Toninho Horta a Stanley Jordan. Il bassista brasiliano ha prodotto l’ultimo album del chitarrista afroamericano – li accumuna, tra l’altro, la tecnica del tapping – inciso in Minas Gerais dopo un tour brasiliano di Jordan con il trio. Il Dudu Lima Trio è attivo da 18 anni, ha inciso 12 album e si è esibito ovunque, da São Paulo a Recife, da Rio a Brasilia. Ascoltare per conoscere.