Il Friuli Venezia Giulia è regione autonoma, la sua potestà in materia sanitaria è totale, ergo è irricevibile una interrogazione che voglia entrare nel merito dei numeri che la Regione fornisce al governo riguardo la pandemia: o almeno così ritiene la presidente del Senato Elisabetta Casellati che ha rigettato una interrogazione urgente sottoscritta, tra gli altri, dalla senatrice Tatjana Roic. «Lo trovo un ingiustificabile atto di imperio» dichiara la senatrice Pd che ha scritto al ministro Speranza chiedendogli di «approfondire, eventualmente attraverso un’iniziativa di controllo, se i dati trasmessi dalla Regione Friuli Venezia Giulia siano sempre rispondenti al vero e correttamente computati».

Tutto è esploso dopo una lettera al presidente Fedriga dell’Associazione degli anestesisti rianimatori (Aaroi-Emac): pesantissima, drammatica, descrive una situazione ormai ampiamente sfuggita di mano per assenza totale di un piano di intervento, per la sommatoria di inadeguatezze e pressapochismi, per i continui tentativi di nascondere sotto il tappeto la polvere di un sistema regionale incapace di progettare soluzioni. Sulla pelle della gente, perché è di questo che si sta parlando.

Non è stato il primo atto di accusa rivolto alla Regione ma, finora, non c’è stata alcuna discussione seria, alcun confronto costruttivo. Non con le sigle sindacali del personale sanitario, né con l’associazione dei medici Assomed che aveva chiesto con forza «una radicale revisione delle procedure e dell’organizzazione delle Aziende sanitarie, perché quelle adottate finora dai vertici regionali si sono rivelate insufficienti».

Questo ultimo documento di Aaroi contiene però una affermazione particolarmente grave: «Siamo e rimaniamo basiti nel vedere che dopo un anno di bollettini, report e proclami, si aprono reparti di Semintensiva che in realtà sono a tutti gli effetti vere Terapia Intensive.

Oggi i veri numeri ci dicono che i pazienti Covid gravi di Terapia Intensiva in FVG sono ben di più di quanti dichiarati, superando decisamente il valore del cutoff di 50% dei posti letto intensivi totali occupati da pazienti Covid». Sarebbe come a dire, in parole povere, che la Regione dà i numeri al ribasso.

E la pioggia diventa tempesta: arriva la denuncia dei medici dell’ospedale di Palmanova che parlano di rischi per la sicurezza stessa dei malati, sei infermieri dell’Ospedale di Udine che si licenziano perché «non ne possono più», e poi un documento sottoscritto dai primari urologi della regione che denunciano l’allungamento delle liste di attesa per patologie oncologiche.

Ultimo capitolo, per ora: le dimissioni, inaspettate, del Direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli Centrale su cui sembra che la Regione non abbia, per cambiare, nulla da dire.