Penisola coreana e Stretto di Taiwan. Si scaldano i due principali fronti di tensione in Asia orientale con incursioni, esercitazioni, manovre militari, nuove leggi. E un aereo precipitato, un jet KA-1 dell’esercito sudcoreano che si è schiantato nella contea di Hoengseong per motivi non ancora chiari.

Salvi i due piloti, chiamati ad assistere le operazioni aeree per intercettare 5 droni mandati dalla Corea del Nord oltre il confine e la zona demilitarizzata.

È LA PRIMA VOLTA che questo accade dal 9 giugno 2017, ma quella volta a schiantarsi era stato il drone di Pyongyang. Stavolta invece l’esercito sudcoreano ha fatto decollare jet da combattimento ed elicotteri d’attacco dell’aeronautica militare, sparando anche circa un centinaio di colpi, ma sembra che il bersaglio sia stato mancato.

Uno dei velivoli automatizzati del regime di Kim Jong-un ha sorvolato anche l’area nord di Seul. Anche per questo le autorità hanno sospeso per circa 45 minuti l’atterraggio e il decollo dei voli dagli aeroporti di Incheon e Gimpo, nei pressi della capitale.

La Corea del Sud ha deciso di rispondere anche mobilitando e dispiegando mezzi di ricognizione con e senza equipaggio a nord della linea di demarcazione militare e ha filmato le strutture militari nordcoreane.
Si tratta di un episodio che si inserisce all’interno di un’escalation che va avanti da mesi sulla penisola.

NEL CORSO del 2022, Pyongyang ha lanciato oltre 70 missili balistici, con un’attività intensificata per qualità e quantità negli ultimi mesi. Dall’altra parte, Seul ha rafforzato la cooperazione militare con gli Stati Uniti e riavviato quella col Giappone con diverse esercitazioni congiunte e il possibile acquisto di sistemi antimissile americani Thaad.

Nei giorni scorsi, Kim ha supervisionato il test di un motore a combustibile solido ad alta spinta che consente il lancio più rapido e mobile delle testate missilistiche.

Si parla da tempo di un possibile nuovo test nucleare a 5 anni dall’ultimo, con una situazione regionale e globale che non facilita (anzi complica) la ripresa del dialogo tra le due Coree.

MOMENTO particolarmente teso anche sullo Stretto di Taiwan. Tra le mattine del 25 e del 26 dicembre, si sono registrate le manovre cinesi più corpose dallo scorso agosto durante la reazione alla visita di Nancy Pelosi a Taipei.

Secondo il ministero della Difesa taiwanese, 71 jet e 7 navi da guerra dell’Esercito popolare di liberazione si sono affacciati nei pressi dell’isola principale di Taiwan nel giro di 24 ore: 47 di questi avrebbero superato la linea mediana (confine non ufficiale e non riconosciuto ma ampiamente rispettato da Pechino fino ad agosto).

Il giorno di Natale, il Comando orientale delle forze armati della Repubblica popolare aveva annunciato nuove esercitazioni nei pressi di Taiwan in risposta «all’attuale escalation e alle provocazioni» di Washington e Taipei.

IL RIFERIMENTO è alla legge di difesa per il 2023 firmata da Joe Biden, che autorizza fino a 10 miliardi di dollari di assistenza per la sicurezza e l’acquisto accelerato di armi da parte di Taipei.

La legge incoraggia anche la partecipazione di Taiwan a manovre congiunte, anche se «non fornisce garanzie», sottolinea Lin Ying-yu della Tamkang University.

A Taipei si è però notato che sono rimasti solo i prestiti e sono sparite le sovvenzioni previste inizialmente dal Taiwan Enhanced Resilience Act, accorpato al bilancio per le spese militari.

A Pechino si teme invece che i nuovi passi normativi possano aiutare Taipei a entrare in possesso di sistemi difensivi più sofisticati degli attuali, messi a dura prova dalla «normalizzazione» delle manovre militari sullo Stretto e oltre la linea mediana.

NEI GIORNI SCORSI, durante le esercitazioni navali congiunte con la Russia, gli aerei cinesi avevano effettuato rotte molto più prolungate e audaci del solito al sud di Taiwan.

«Una risposta ai test missilistici nella base di Jiupeng», spiega un funzionario di Taipei. Oggi, intanto, la presidente Tsai Ing-wen ha fissato un incontro col consiglio di sicurezza e una conferenza stampa per annunciare novità nella strategia di difesa.

La misura più attesa è l’estensione della leva militare obbligatoria, che verrà portata da 4 a 12 mesi.